Cannabis legale, la protesta di Famiglia e Futuro: è pericolosa

In seguito ai risultati emersi dall'indagine dell'istituto di medicina legale dell'Università di Verona, Famiglia e Futuro dice no alla cannabis legale

Cannabis legale, la protesta di Famiglia e Futuro: è pericolosa
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Secondo quanto riportato dall'indagine svolta dall' istituto di medicina legale dell'Università di Verona in collaborazione con gli atenei di Ferrara, Parma e Milano, con 30 grammi di cannabis light, è possibile estrarre fino a 15 milligrammi di Thc, ben superiore al massimo dello 0,6% consentito dalla legge.

Famiglia e Futuro contro la Cannabis Light

"Basta con la propaganda! I politici si informino dai medici", tuonano gli esponenti di Famiglia e Futuro. "Ci troviamo di fronte ad una precisa volontà politica e culturale volta a sminuire la pericolosità della cannabis - afferma Filippo Grigolini, laureato in farmacia e presidente di Famiglia è Futuro - Da politico e padre di famiglia - prosegue - non posso fingere di non sapere che acquistando infiorescenze o cannabis in questi fantomatici shop con l'aiuto di estrattori venduti dagli stessi negozi e mediante semplici istruzioni dettagliate reperibili su internet i nostri ragazzi possono facilmente estrarre concentrazioni 10-20 volte superiori di Delta-9-THC contenuto nel prodotto originale". Questa una delle ragioni per cui il gruppo, da sempre in campo per contrastare le dipendenze e le droghe, ritiene ora più che mai necessario uno scatto in difesa dei giovani e del loro futuro, bloccando la vendita di Cannabis light

No alla legalizzazione

Il timore, dei membri di Famiglia e Futuro, come ha spiegato Claudio Corradi vicepresidente di Famiglia è Futuro, avvocato e rappresentante a Verona anche dell’associazione dei Giuristi per la Vita, è quello che la cannabis light possa diventare un vero e proprio cavallo di Troia verso la legalizzazione totale. «Nel nostro Paese - esordisce - la legge 242/2016 a cui ci si appella per giustificare la vendita delle infiorescenze disciplina soltanto l’uso agricolo o industriale di cannabis: fibra, semi, polveri, oli, carburanti per forniture alle industrie e alle attività artigianali. Impossibile trovare tra questi usi le infiorescenze che, anche se a basse concentrazioni di principio attivo, vengono fumate ad uso ricreativo. Un uso improprio e che sfrutta un vulnus nella legge, ma che mette i negozi in una situazione de facto di legalità solo apparente».

I negozi in Italia

Quello della cannabis legale sembrerebbe però ormai un "buisness ben avviato", come ha spiegato Andrea Cona, consigliere della terza circoscrizione e presidente della commissione cultura. "Ci sono 700 negozi in tutt’Italia, ma secondo i Nas sono più di mille, il numero esatto non si conosce perché si tratta di una rete di vendita di bassissimo calibro: bastano poche decine di migliaia di euro per aprire uno shop. E poi c’è il franchising dato dal miraggio dell’oro verde. Tutto questo mercato in realtà è preparatorio ad un altro tipo di business: quello della cannabis vera e propria. Contemporaneamente si porta avanti la legge per la legalizzazione, ma intanto si crea la rete distributiva. Il vero business sarà questo. E noi siamo apertamente contrari».

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