Guardia di Finanza

Caporalato a Cologna Veneta, 33 braccianti sfruttati e segregati: uno dei caporali tenta di farli ritrattare per scamparla

Per i due indagati di origini indiane è scattata un'ordinanza di custodia cautelare in carcere

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Caporalato a Cologna Veneta, 33 braccianti sfruttati e segregati

Il caso che ha avuto il maggior impatto mediatico è stato sicuramente quello di Satnam Singh, bracciante indiano morto a Latina dopo aver perso un braccio incastrato in un macchinario. Da quel momento, lo scorso 17 giugno 2024, sul tema del caporalato si è riversata un'attenzione maggiore rispetto a quanto già succedeva, con la scoperta di tanti altri episodi simili che hanno riguardato anche la nostra Regione. Un esempio recente è stato quello dei braccianti costretti a lavorare come schiavi nelle campagne di Oderzo e Ponte di Piave, in provincia di Treviso.

Ma il Trevigiano non è stato l'unico territorio regionale toccato dal caporalato. Nel Veronese, infatti, le indagini della Guardia di Finanza di Legnago hanno consentito di due cittadini di nazionalità indiana, residenti a Cologna Veneta, indagati per i reati di riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù (art. 600 c.p.) e di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (art. 603 bis c.p), l’Autorità Giudiziaria scaligera ha emesso nei loro confronti due ordinanze di custodia cautelare in carcere.

33 braccianti indiani sfruttati e segregati a Cologna Veneta

Dalle attività di indagine è emerso che i due responsabili avevano costretto a lavorare 33 cittadini indiani - tutti sprovvisti di documento di identità - in totale stato di sfruttamento, maltrattamento e segregazione, costringendoli a vivere in condizioni precarie e degradanti, in evidente spregio di qualsivoglia norma igienico-sanitaria.

 

Uno dei caporali tenta di farli ritrattare

La tempestiva emissione delle ordinanze si è resa necessaria alla luce dell’elevato rischio di inquinamento probatorio: infatti, uno dei due caporali – repentinamente rientrato in India il giorno seguente al blitz – ha iniziato ad esercitare forti pressioni nei confronti delle famiglie dei braccianti affinché gli stessi ritrattassero quanto riferito ai Finanzieri.

Le stesse si erano indebitate, arrivando anche ad impegnare tutti i loro beni, per pagare i 17.000 euro richiesti dai caporali con cui avevano garantito il permesso di lavoro per l’ingresso e la permanenza nel territorio italiano. Qualche giorno dopo il suo rientro in Italia, l’amara sorpresa.

Scatta l'arresto

Nella mattinata di oggi, venerdì 9 agosto 2024, i Finanzieri della Compagnia di Legnago hanno dato esecuzione ai due provvedimenti – emessi dal GIP del Tribunale di Verona – a carico dei responsabili, i quali sono stati tradotti presso la Casa Circondariale di Montorio Veronese a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. La colpevolezza dei due soggetti sarà definitivamente accertata solo all’esito del giudizio con sentenza penale irrevocabile, vigendo la presunzione di innocenza prevista dall’art. 27 della Costituzione.

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