Cidicierre, lincendio è doloso: caccia ai responsabili
I Carabinieri, con il supporto dei Vigili del fuoco, hanno emesso il verdetto. Ora è caccia ai responsabili e al movente alla base dell’azione

I Carabinieri, con il supporto dei Vigili del fuoco, hanno emesso il verdetto. Ora è caccia ai responsabili e al movente alla base dell’azione
I Carabinieri non hanno dubbi: l'incendio che ha completamente distrutto il capannone della Cidicierre di Bussolengo è di tipo doloso: una o più persone hanno deliberatamente appiccato le fiamme o azionato un innesco esplosivo che, successivamente, ha dato vita all'incendio che nella tarda serata del 14 agosto ha devastato l'azienda che produce macchinari per il riciclo della plastica, al numero 12 di via dell'Industria a Bussolengo.
Confermata, dunque, l’esplosione, da verificare invece se sia causa o conseguenza delle fiamme. Le indagini vanno avanti, condotte dai militari della Compagnia di Peschiera guidata dal maggiore Francesco Milardi che, con il supporto del reparto investigativo dei Vigili del fuoco, sono giunti alla conclusione che non si è trattato di autocombustione o cortocircuito. Dalla sicurezza con cui si sono espresse le forze dell'ordine è chiaro che sia stato ritrovato quantomeno l'innesco, ma chi conduce le indagini su questo sorvola perché la fase è davvero delicata.
Parte del liquido infiammabile trovato sul luogo dell'attentato è stato prelevato e si trova sotto analisi da parte dei Carabinieri. Chi ha potuto entrare nella struttura ha raccontato che si «camminava sulle macerie alte mezzo metro», ovvero su ciò che rimaneva del capannone che è completamente crollato. L’azienda, una società di capitali il cui nome d’impresa completo è «Cidicierre, Alterna, Next Team Srl», al momento non ha rilasciato dichiarazioni; la Alterna detiene l’es clusiva di Plastic 2 fuel, una tecnologia innovativa che permette di trasformare plastica pneumatici, gomme sintetiche o oli minerali in combustibile liquido non convenzionale.
Nessuna pista è esclusa al momento e su questo gli investigatori non si esprimono nemmeno con un sopracciglio. Tutta l’area e gli immobili si trovano sotto sequestro penale e lo rimarranno finché non saranno terminate le operazioni di indagine: solo allora l’azienda potrà procedere alla rimozione dei detriti. Le operazioni dei pompieri, intervenuti con cinque autobotti e una ventina di uomini, erano terminate solo nella tarda mattinata di Ferragosto: fondamentale era stato portare a compimento lo «smassamento», ovvero spostare macchinari e oggetti per verificare eventuali focolai.