Castello di carta

Da Sanguinetto un vorticoso giro di fatture false e reati finanziari: sequestrati beni per 20 milioni di euro

Nove indagati per reati di natura economico-finanziaria. Operazione congiunta di Guardia di Finanza e Polizia di Stato.

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Attività di servizio svolta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Verona, congiuntamente alla Polizia di Stato di Verona, nel settore del contrasto alla criminalità economico-finanziaria.

Da Sanguinetto un vorticoso giro di fatture false

La Guardia di Finanza di Verona e la Polizia di Stato del capoluogo scaligero, all’esito di articolate indagini delegate e coordinate dalla locale Procura della Repubblica nel settore del contrasto alla criminalità economico-finanziaria, nei giorni scorsi hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo di circa 20 milioni di euro.

Il provvedimento, assunto con procedura d’urgenza dal Sostituto Procuratore della Repubblica, dott. Gennaro Ottaviano e convalidato con decreto del Gip del Tribunale scaligero, dott. Raffaele Ferraro, è stato emesso nei confronti di 28 società e 8 persone fisiche.

Queste ultime sono indagate, a vario titolo, per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, anche ai danni dello Stato, all’insolvenza fraudolenta, alla ricettazione, al riciclaggio e all’autoriciclaggio, all’accesso abusivo al credito e alla bancarotta fraudolenta. Tra i beni sequestrati 24 unità immobiliari, 13 autoveicoli oltre 100 rapporti finanziari riconducibili agli indagati ed alle numerose società coinvolte.

Le indagini

L’importante sequestro giunge al termine di complesse investigazioni eseguite sinergicamente dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Verona e dai poliziotti della Sezione di p.g. della Polizia di Stato presso la locale Procura della Repubblica. Sotto la lente d’ingrandimento delle Fiamme Gialle e dei poliziotti è finita, in particolare, un’associazione non riconosciuta di Sanguinetto (VR) operante nel settore dell’«organizzazione di lavoro», amministrata da due uomini della provincia, un quarantenne e un cinquantenne (quest’ultimo con specifici precedenti di polizia), risultati essere i dominus dell’organizzazione criminale che si avvaleva, tra l’altro, di una sessantina di società aventi sedi in Italia e all’estero (Hong Kong, Giappone, Romania, Bulgaria, Repubblica Ceca).

I finanzieri e i poliziotti hanno accertato, nel dettaglio, un vorticoso giro di false fatture emesse dalle società coinvolte, intestate a meri prestanome, utilizzate sia per ingannare gli istituti di credito attraverso lo strumento dell’«anticipo su fatture», che per dare una falsa rappresentazione di solidità finanziaria al fine di farsi riconoscere importanti linee di credito.

Il danno arrecato al sistema bancario dal gruppo criminale ha riverberato i propri effetti pregiudizievoli anche sullo Stato, dal momento che molti dei finanziamenti o dei mutui concessi alle società coinvolte sono risultati essere assistiti da garanzia pubblica.

L’importo delle misure di sostegno fruite nel periodo dal 2018 al 2021 dalle società coinvolte è di circa 11 milioni di euro, dei quali circa 6 milioni di euro riferiti a finanziamenti garantiti dallo Stato in forza della normativa di sostegno alle imprese connessa all’emergenza Covid-19.

Le indagini hanno consentito di smascherare, inoltre, un complesso sistema truffaldino realizzato attraverso l’artificioso ricorso a contratti di leasing per l’acquisizione di macchinari industriali, il cui valore reale era di gran lunga inferiore (sino a dieci volte) a quello dichiarato alle banche; non appena gli istituti di credito eseguivano i bonifici sui conti correnti delle varie società fornitrici (conniventi nella frode), tali somme venivano immediatamente dirottate dagli indagati verso società fittizie agli stessi riconducibili, con sede in Italia e all'estero.

Banche truffate due volte

Le banche venivano così truffate due volte: la prima all’atto della stipula del contratto di leasing, dal momento che le stesse finanziavano l'acquisto di un bene che in realtà valeva molto meno rispetto agli importi erogati, la seconda perché la società debitrice del leasing (e teoricamente utilizzatrice del bene) non pagava le rate dovute facendo perdere le tracce dei macchinari e impedendo così alla banca concedente di rientrarne in possesso.

È stato, inoltre, appurato che il sodalizio criminale, sempre allo scopo di ottenere indebiti finanziamenti, si è insinuato nella gestione di società che versavano in situazioni di difficoltà economica, conducendole deliberatamente al fallimento attraverso una strumentale opera di distrazione di beni mobili e immobili a favore di persone e società di comodo.

L’aggressione tempestiva dei patrimoni illeciti - efficacemente posta in essere nel caso di specie dall’azione congiunta e coordinata di Guardia di Finanza e Polizia di Stato - consente di colpire nel cuore dei propri interessi le organizzazioni criminali e chi è abitualmente dedito a vivere nell’illegalità. Allo stesso tempo, il contrasto di tali fenomeni delinquenziali restituisce competitività e legalità al mercato, favorendo gli investimenti sani, la ripresa economica e il conseguente sviluppo imprenditoriale, tanto auspicata nell’attuale scenario di crisi generata dalla pandemia in atto.

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