Elena ha partorito in casa, come una volta

I genitori hanno scelto di dare alla luce la terza figlia con l’aiuto delle ostetriche di «Mamaninfea», in modo naturale fra le mura domestiche  

Elena ha partorito in casa, come una volta
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I genitori hanno scelto di dare alla luce la terza figlia con l’aiuto delle ostetriche di «Mamaninfea», in modo naturale fra le mura domestiche

 

La piccola Dora, che non ha ancora compiuto tre mesi, dorme paciosa passando dalle braccia della mamma a quelle del papà, mentre i due genitori raccontano la storia della sua nascita, inconsapevole del fatto che nel modo in cui è venuta al mondo ci sia qualcosa di così interessante da meritare tanta attenzione. Elena Barnabè e Diego Loro hanno scelto di far nascere la loro terzogenita fra le mura domestiche. Anche se il parto in casa sta cominciando a diffondersi anche in Italia, per i più è ancora una realtà poco conosciuta.

«Per noi in realtà non è stata una scelta così bizzarra, ma è stata semplicemente una possibilità fra le altre - spiega Elena - Conosciamo un’altra mamma che ha partorito in casa a Valeggio sul Mincio e diverse mamme della scuola Steineriana di Grezzano che frequentano i nostri due figli maggiori, Azzurra e Leo, avevano già fatto questa esperienza. Mi ero informata su questa opzione già al tempo del corso pre-parto che ho frequentato in attesa di Azzurra, ma il parto in casa per noi è stato un percorso. All’epoca non mi sentivo pronta e lo stesso valeva per mio marito. Poi, un anno prima della nascita di Dora, abbiamo invitato le ostetriche dell’associazione Mamaninfea di Sommacampagna per una conferenza presso la nostra associazione culturale “Alla radice” e in quell’occasione abbiamo avuto modo di sviscerare tutti i nostri dubbi anche attraverso testimonianze di chi aveva già fatto questa esperienza e abbiamo deciso che, se fosse stato possibile, la nostra terza figlia sarebbe nata così. Infatti devono esserci delle precise condizioni perché questo possa avvenire: la gravidanza deve essere fisiologica, ovvero senza alcun tipo di complicanza o patologia, e nei pressi della casa, a non più di mezz’ora di distanza, deve esserci un ospedale, perché deve essere possibile trasferirvisi rapidamente nel caso in cui le ostetriche notassero la più piccola anomalia».

Così è nata la scelta di tornare a partorire come facevano le nostre nonne, esperienza che è stata per Elena del tutto positiva: «Poiché la gravidanza era fisiologica ho avuto la fortuna di poterla vivere fino in fondo come un evento naturale, seguendo anche nel momento del parto i ritmi del mio corpo, senza sentirmi malata , com’era nei parti precedenti che ho avuto in ospedale, anche se sono stati due parti privi di difficoltà. Il travaglio è iniziato di notte, ma non ho avuto l’ansia di dover andare via di casa pensando a dove lasciare i bambini. Ho potuto vivere il travaglio facendo cose che non sono possibili in ospedale, come mangiare, dormire e persino fare una partita a tennis in giardino con il mio secondogenito Leo. Quando il travaglio si è fermato, abbiamo fatto tutti insieme una passeggiata intorno all’isolato perché riprendesse naturalmente».

Azzurra e Leo non sono stati presenti solo durante il travaglio, ma hanno assistito anche al parto, come spiega ancora Elena: «Le ostetriche ci hanno aiutato a spiegare loro nel modo migliore tutto quello che sarebbe successo attraverso un bellissimo libro illustrato pensato per spiegare nel dettaglio la nascita ai bambini. Inoltre ho scelto di partorire in acqua, in una piccola piscina allestita in salotto per l’occasione, quindi loro hanno semplicemente visto Dora sgusciare fuori dall’acqua, un’immagine anche piuttosto onirica, che non li ha in alcun modo impressionati». Anzi, Diego spiega che erano estremamente interessati: «Azzurra ci ha persino fatto una domanda sul numero di cordoni ombelicali e placente nei parti gemellari talmente complessa che per risponderle abbiamo dovuto chiedere l’aiuto delle ostetriche. Una volta concluso il parto, ho permesso ai bambini di mettersi i costumi e fare un bagnetto nella piscina in cui non vedevano l’ora di entrare sin da quando l’avevo montata la mattina».

Elena commenta «Abbiamo potuto vivere il parto davvero come una festa » .

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