Falzoni, il campione che visse due volte

Scelto come gregario di Hugo Koblet, vinse la terza tappa del Giro d’Italia nel 1951, ma la sua carriera si interruppe l’anno dopo

Falzoni, il campione che visse due volte
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Scelto come gregario di Hugo Koblet, vinse la terza tappa del Giro d’Italia nel 1951, ma la sua carriera si interruppe l’anno dopo

Fra i personaggi illustri di Quaderni c’è anche un campione di ciclismo, classe 1925, scomparso nel 2002. Rodolfo Falzoni partecipò al Giro d’Italia all’epoca degli anni d’oro del ciclismo, in cui l’Italia intera si appassionava alle imprese eroiche del campionissimo Fausto Coppi. La sua carriera nacque quasi per caso, da necessità ben più concrete, come spiega il figlio Gianluigi Falzoni: «Quando aveva vent’anni, tornato a casa dopo la fine della guerra, era riuscito ad ottenere un posto di lavoro come impiegato dell’Ente case popolari e, mettendo da parte i primi stipendi, si era comprato un motorino, un 150 Muller, che usava per andare al lavoro.

Tuttavia poco dopo il mezzo gli fu rubato. All’epoca alcuni suoi amici facevano un po’ di dilettantismo ciclistico, era l’epoca di Coppi e Bartali, quindi molti ragazzi si appassionavano a quello sport. Quindi, spinto dalla necessità di sostituire il motorino rubato e anche dal desiderio di unirsi ai suoi amici, comprò la sua prima bicicletta da corsa. Allora cominciò a fare qualche allenamento e le prime corse con gli amici in alcuni circuiti per dilettantucoli». Pur avendo iniziato un po’ per caso, Falzoni si accorse che la bicicletta gli piaceva e il suo impegno negli allenamenti crebbe rapidamente. Si mise a correre sul serio, tanto che, grazie al passaparola, fu notato nell’ambiente ciclistico veronese: «Assuero Barlottini, che curava il settore giovanile e gli emergenti per l’associazione sportiva dilettantistica Pedale scaligero - prosegue Gianluigi - andò a seguire alcune gare di mio padre e scelse di inserirlo in squadra. Così mio padre cominciò a partecipare a corse e trofei ogni domenica tra i dilettanti, mentre nel frattempo continuava a lavorare come impiegato. Vinceva tutte le gare a cui partecipava. Nel 1950, quando correva per la squadra Girardengo, vinse il Trofeo Mauro Pizzoli e partecipò anche al Giro di Lombardia».

Ma Barlottini non fu l’unico a notare la pedalata di Rodolfo Falzoni. Riuscì ad attirare l’attenzione di Learco Guerra, soprannominato «Locomotiva umana» perché vinse nel 1931 a Copenaghen l’unica edizione disputata a cronometro dei Campionati del mondo su strada. «All’epoca - spiega Gianluigi - era direttore sportivo della squadra Guerra, vide correre mio padre e lo volle come gregario del suo capitano Hugo Koblet. Koblet, di nazionalità svizzera nel 1950 era stato il primo straniero a vincere il Giro d’Italia. Mio padre entrò in squadra nel 1951, diventando così un ciclista professionista». Partecipò alla Classicissima, la Milano - Sanremo piazzandosi sesto nel 1951 e quinto nel 1952. In quei due anni si concentrò tutta la sua brevissima carriera, che fu interrotta a causa di un incidente di lieve entità, ma dalle conseguenze molto gravi, ma non anticipiamo.

Il figlio racconta la sua vittoria più importante: «In quei due anni partecipò anche al Giro d’Italia. Il 21 maggio del 1951 vinse la terza tappa del Giro, l’Alassio - Genova, tagliando il traguardo dopo una fuga di 178 chilometri portata avanti solo in due, insieme a Luciano Pezzi, su un percorso di 252 chilometri. Mio padre non era né uno scalatore né un velocista, bensì un passista veloce, ovvero era capace di mantenere a lungo un’andatura costante e sostenuta, qualità che gli permetteva di primeggiare nei percorsi pianeggianti». I passisti hanno spesso successo nelle grandi corse a tappe e infatti, nei due anni che Rodolfo Falzoni trascorse con la Guerra, partecipò non solo al Giro d’Italia, ma anche a quello delle Fiandre e di Svizzera nel 1952. Nello stesso anno vinse anche il Trofeo Emilio Colombo, valido per il Trofeo dell’Unione velocipedistica italiana. Ma nel 1952 in una gara in Belgio, durante il Giro delle Fiandre, la sua carriera si arrestò bruscamente dopo una caduta.

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