Garda

Fermati per un controllo filmano e non collaborano, denunciati per calunnia e violazione della privacy

Sin da subito non hanno permesso un’agevole identificazione dichiarandosi “soggetti di diritto internazionale”

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Nel pomeriggio di ieri 26 aprile 2020, i Carabinieri della Stazione di Pastrengo sono intervenuti in Via Preite del comune di Garda per coadiuvare una pattuglia della Polizia Locale che, poco prima, aveva sottoposto a controllo un’autovettura.

Due cittadini fermati per un controllo

I due occupanti del mezzo, due cittadini italiani, sin da subito non permettevano un’agevole identificazione dichiarandosi “soggetti di diritto internazionale” e, pertanto, svincolati dal rispetto delle Leggi nazionali. I Carabinieri, messi al corrente della situazione dal personale della Polizia Locale, chiedevano quindi ai due l’esibizione dei documenti di identificazione e di circolazione del veicolo ma gli stessi si rifiutavano, non ritenendo necessaria l’esibizione materiale dei documenti. I militari da subito si rendevano conto di essere oggetto di registrazioni video in quanto effettuate in maniera palese da uno dei soggetti, precisamente dal conducente del veicolo, utilizzando in successione due telefoni cellulari durante tutte le fasi del controllo. I militari manifestavano chiaramente il netto diniego al trattamento illecito/diffusione delle registrazioni ma nutrivano comunque il ragionevole dubbio che la registrazione fosse già in atto di pubblicazione sui profili social network in uso al soggetto che li filmava.  L’uomo, nella circostanza, asseriva ripetutamente che i Carabinieri avrebbero risposto dinnanzi alla Corte di Strasburgo per la grave violazione dei diritti che stavano commettendo nel procedere al controllo di polizia nei suoi confronti che, in quanto soggetto di diritto internazionale, era svincolato dal rispetto delle leggi nazionali.

Sequestro amministrativo per la confisca del mezzo

Nel corso del controllo, i Carabinieri riscontravano sulla persona del conducente dei sintomi che lasciavano ipotizzare l’uso/abuso di sostanze alcoliche o stupefacenti, pertanto gli veniva chiesto se volesse sottoporsi agli accertamenti previsti dagli art. 186/187 del Codice della Strada, finalizzati a verificare l’idoneità alla guida; il predetto, di tutta risposta, si rifiutava categoricamente  ritenendoli una ulteriore e grave violazione che avrebbe leso i suoi diritti di soggetto internazionale. Alla luce del suo diniego, venendosi a configurare una violazioni degli articoli 186 – 187 CdS, i militari procedevano al sequestro amministrativo per la confisca del mezzo, come disposto dalla normativa vigente.

Il ritiro della patente

Soltanto dopo una continua opera di convincimento, i militari riuscivano a farsi consegnare i documenti di identità personali dei due e del veicolo in uso, poco prima che questo venisse rimosso; inoltre, non avendo giustificato il motivo della loro presenza nel luogo, gli agenti della Polizia Locale di Garda procedevano a carico di entrambi con la sanzione amministrativa prevista per le violazioni imposte dal D.C.P.M. in materia di contenimento della diffusione del virus COVID/2019 poiché si trovavano fuori dalle loro abitazioni senza giustificato motivo; il conducente del veicolo, in particolare, è addirittura domiciliato in provincia di Mantova e non forniva alcuna spiegazione plausibile in merito alla sua presenza a Garda ieri pomeriggio. Al termine dell’attività operata dai Carabinieri di Pastrengo, il conducente dell’autovettura veniva deferito in stato di libertà all’A.G. di Verona  per il reato di calunnia relativamente all'operato dei militari (368 c.p.) e trattamento illecito di dati personali (art. 167 d.lgs 196/2003), nonché rifiuto dell'accertamento etilometrico e delle sostanze stupefacenti (186-187 cds) con conseguente sequestro amministrativo per confisca del mezzo utilizzato e al ritiro immediato della patente di guida del conducente. Atteso che vi era il fondato motivo che le immagini registrate potessero essere state già messe in rete con dirette su profili social, i Carabinieri procedevano anche al sequestro penale dei due telefoni cellulari, poiché ritenuti pertinenti ai reati predetti.

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