Firmata la convenzione Comune-Curia per insegnare religione alla scuola dell'infanzia
La scelta di tale insegnamento dev’essere operata all’atto dell’iscrizione dei bambini alla scuola e avrà durata per l’intero anno scolastico.
E’ stata sottoscritta in Vescovado la convenzione tra Comune e Diocesi per l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole dell’infanzia comunali.
Nuova convenzione
A firmare l’atto il sindaco Federico Sboarina ed il Vescovo mons. Giuseppe Zenti. Presente anche l’assessore all’Istruzione Daniela Maellare. La convenzione, che rinnova sostanzialmente la precedente scaduta il 31 agosto di quest’anno, ha una durata quinquennale. Secondo quanto previsto nel documento, l’insegnamento della religione cattolica è impartito nel rispetto della libertà di coscienza degli alunni e della scelta libera dei genitori, secondo programmi che devono essere conformi alla dottrina della Chiesa e delle finalità e metodologia della scuola.
Nessuna discriminazione
La scelta di tale insegnamento dev’essere operata all’atto dell’iscrizione dei bambini alla scuola e avrà durata per l’intero anno scolastico, senza determinare alcuna forma di discriminazione in relazione ai criteri di formazione delle classi, alla durata dell’orario giornaliero o alla collocazione dell’insegnamento nel quadro delle lezioni. L’insegnamento è impartito, in conformità alla dottrina della Chiesa, da insegnanti in possesso di idoneità riconosciuta dall’Ordinario Diocesano per complessive 60 ore l’anno per sezione. Sboarina ha spiegato:
“Un momento importante di collaborazione tra l’Amministrazione comunale e la Diocesi su quelli che sono i valori fondanti ed identitari della nostra comunità e del nostro territorio. Principio cardine della convenzione è il diritto dei genitori di scegliere se avvalersi o meno di tale insegnamento, nella piena libertà di coscienza di ognuno”.
Zenti ha concluso:
“L’insegnamento della religione non è un fatto secondario e rappresenta un’opportunità per gli studenti di venire a conoscenza di nozioni che, diversamente, non potrebbero apprendere. Si tratta di aspetti culturali che sono parte integrante della nostra società e che, per questo, non possono essere ignorati. Non conoscerli è un impoverimento educativo”.