Francesco Scattolini e larte del ferro battuto
Il figlio Ettore racconta che il padre lavorò con grandi architetti di Verona, ma si dedicò con passione vera solo alla sua forgia e ai campi

Il figlio Ettore racconta che il padre lavorò con grandi architetti di Verona, ma si dedicò con passione vera solo alla sua forgia e ai campi
lcuni angoli di Quaderni sono impreziositi da manufatti in ferro battuto di particolare bellezza come un drago dalla cui bocca pende una lampada all’angolo della parte ristrutturata dell’antica proprietà del Conte Gazzola, una porta decorata con la figura di un’aquila sotto uno dei portici di fronte alla piazza oppure lo splendido cancello del battistero. Oltre ad essere un piacere per gli occhi queste opere conservano il ricordo dell’artigiano che le creò, Francesco Scattolini, detto Pomarlan, fabbro, agricoltore e giocatore professionista di tamburello che visse nella frazione. A raccontare la sua storia, è Ettore , il figlio che come il padre svolge il mestiere di fabbro e che ha contribuito con il suo lavoro alla costruzione delle parti metalliche del ponte di legno di Valeggio, del teatro Camploy, della biblioteca civica di Verona e del polo universitario vicino all’ospedale veronese.
«Quella di mio padre per il ferro battuto era una passione autentica. Pur avendo fatto il fabbro per tutta la vita, prima per altre aziende e poi nell’impresa di famiglia, ha sempre lavorato il ferro battuto due o tre ore al giorno per passione, non per guadagno, realizzando per lo più opere che regalò o destinate alla nostra famiglia, come la colomba che realizzò per la tomba di sua madre. Ha cesellato sulla superficie della scultura ogni singola penna, rendendola di un realismo impressionante. Non era una persona ambiziosa, amava la vita tranquilla, tanto che i suoi modi di dire tipici erano “Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia, ma non sa quel che trova” e “El sgheeto del portegheto l’è santo e benedeto”, dando valore al suo lavoro quotidiano, magari umile, ma onesto e lieto. Si innamorò del ferro battuto sin da bambino, guardando lavorare un fabbro che viveva nel portico accanto al nostro e che aveva realizzato le inferriate delle nostre finestre decorandole con intrecci e foglie. Due di quelle foglie mio padre le aveva rotte da bambino appendendovisi per gioco e una volta adulto le sostituì forgiandone lui stesso di nuove».
Sebbene, come racconta il figlio, Francesco Scattolini non fosse una persona ambiziosa, la sua abilità non passò inosservata, tanto che collaborò con diversi importanti architetti veronesi, tra cui Maurizio Casari: « L’architetto si dedicava principalmente alle sculture di marmo - spiega Ettore - ma progettò anche opere metalliche. Mio padre ne produsse per lui una decina. Di queste una fu esposta nel cortile di Castelvecchio a Verona. Ora invece si trova a Valeggio, nel giardino di uno stabile di mia proprietà in via Martiri delle Foibe, visibile a tutti. Mio padre svolgeva opere di questo genere su committenza per guadagnarsi da vivere, ma ciò in cui davvero eccelleva era la lavorazione del ferro battuto, alla quale si dedicava con un entusiasmo e una pazienza eccezionali, creando oggetti progettati da lui in ogni dettaglio. Quando gli veniva un’idea trovava il modo di realizzarla. Spesso dedicava un mese intero a forgiare dei particolari attrezzi appositamente studiati per riuscire a realizzare una nuova opera».
Il signor Enrico conserva ancora vicino alla forgia, che lui stesso costruì per il padre in sostituzione di quella manuale che usava prima, tutti gli strumenti che suo padre realizzava specificamente per aggiungere una particolare decorazione o per piegare il ferro in una forma mai provata prima: una varietà sorprendente di martelli, tenaglie, punzoni, scalpelli e stampi. «Non si limitava a lavorare il ferro battuto come qualsiasi altro artigiano io abbia visto, ma ne decorava anche le superfici, con fini cesellature secondo schemi decorativi inventati da lui. Realizzava oggetti straordinari. Spesso io stesso, che pure lavoro i metalli per mestiere, non so capire come sia riuscito a ottenere alcuni dettagli o lavorazioni».