Franchini, i «ferari» da sei generazioni
L’emozionante storia di una famiglia di fabbri ferrai dall’Ottocento a oggi, tramandata di padre in figlio

L’emozionante storia di una famiglia di fabbri ferrai dall’Ottocento a oggi, tramandata di padre in figlio
A Quaderni si perde nelle latebre del tempo la storia di una famiglia di mastri ferrai. I Franchini infatti hanno tramandato di generazione in generazione quest'arte sin dal loro primo antenato a cui si sia finora risaliti, nato nel 1786, fino ad arrivare ai cugini Albinoe Antonello Franchini, che oggi gestiscono in società l'azienda di famiglia, ora diventata «Lafal», costruzioni metalliche. La loro storia è stata ricostruita con perizia e scrupolo dal professor Ezio Filippi insieme a Giordano Franchini, un membro della famiglia, e si trova raccontata nel libro «I ferari dai Querni».
Il titolo ricorda il soprannome che nella zona veniva attribuito alla famiglia Franchini per distinguerla dai numerosi altri Franchini presenti sul territorio, richiamando il lavoro da loro svolto, ossia la lavorazione del ferro. Il primo membro della famiglia di cui è emersa traccia dalla storia è Giovanni Franchini. Costui ricevette una medaglia d'oro di seconda grandezza dall'Accademia di Agricoltura Commercio ed Arti di Verona come riconoscimento per gli specchi metallici per telescopi da lui fabbricati su commissione e sotto la guida di Girolamo Meschini, un ricco veronese che aveva importanti possedimenti a Quaderni. Ciò di per sé è sufficiente a dimostrare che il capostipite dei Franchini, produttore tra l'altro anche di orologi da campanile, non era un semplice fabbro di paese, ma un uomo dotato di ingegno e di cultura non comuni. Secondo le informazioni raccolte nel libro, il telescopio per cui fu premiato Giovanni non permetteva di vedere al di là del sistema solare, ma egli stava lavorando a un nuovo e più potente telescopio che forse ne sarebbe stato in grado, se la sua costruzione non fosse stata interrotta dalla morte del committente.
Si racconta che fino agli anni Sessanta era conservato nella soffitta di casa Franchini, insieme a due telescopi e a un mucchio di vecchi libri, un grande specchio metallico, forse in origine proprio parte del progetto abbandonato. Delle generazioni intermedie si hanno poche notizie: nipote di Giovanni fu quello che i Franchini di oggi chiamano il nonno Bepo, ovvero Giuseppe, bisnonno dei Franchini attuali e primo di cui è conservata una foto. Due generazioni dopo proseguono l'antica attività di famiglia i fratelli Giuseppe Ugo, detto Pin dei ferari, e Giovanni, detto Nino, e il cugino Giuseppe, detto Nerino. Gli anni sono quelli tra le due Guerre Mondiali, ma il mestiere non venne mai abbandonato: Pin fu maniscalco durante il servizio militare di leva e Nino, che fu invece arruolato, venne catturato e internato in Germania, dove lavorò come fabbro in un'officina fino al suo ritorno nel 1945.
I figli di Nino e Nerino dirigono oggi l'azienda di famiglia, portando orgogliosamente avanti una tradizione che dura almeno da sei generazioni. Ovviamente col cambiare dei tempi anche il loro mestiere è mutato passando alla più moderna costruzione di oggetti metallici di vario genere, a cui si è aggiunta recentemente una produzione dedicata al mondo delle cantine, con supporti per barriques e macchine per il remuage del vino. Le opere in ferro battuto vengono prodotte di rado perché non più remunerative, spiega Albino, concludendo: «Forse sono uno degli ultimi relativamente giovani che ha imparato a lavorarlo».