Franco guarda la vita grazie alla cornea di Elena

Oltre alla vista dell’uomo, gli organi della giovane salvarono altre cinque persone. Le sezioni Aido di Arcole e Bagnolo sono intitolate a lei

Franco guarda la vita grazie alla cornea di Elena
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Oltre alla vista dell’uomo, gli organi della giovane salvarono altre cinque persone. Le sezioni Aido di Arcole e Bagnolo sono intitolate a lei

Sono tanti i modi in cui due persone possono essere unite tra loro. Per amore, come avviene nei matrimoni. Per sangue, come in tutte le nostre famiglie. Per affinità, e questo è il caso dell’amicizia. C’è anche un’unione per convenienza e sussistenza, come può essere quella sul luogo di lavoro, o per necessità, nei casi in cui abbiamo bisogno di un aiuto tempestivo, per le più disparate ragioni di emergenza.

Ci sono poi le unioni per destino, forse la categoria più ampia tra quelle elencate. Il destino, per esempio, che strappa una ragazza nel fiore della gioventù all’amore e all’affetto della sua famiglia. Il destino che fa sì che proprio quella giovane, la bagnolese Elena Marzari, fosse da poco una convinta donatrice di organi. E, sempre per responsabilità del fato, una cornea della ragazza viene impiantata su un uomo, Gianfranco «Franco» Barana, marito e padre di due bambini, che può così tornare a vivere.

La storia ha il suo inizio quasi trent’anni fa, nel 1988. «Nel maggio di quell’anno, nel liceo frequentato da mia sorella, alcuni volontari dell’Aido portarono avanti una campagna d’informazione sulla donazione degli organi, ed Elena, allora 14enne, fu molto colpita dal tema - racconta Sonia Marzari - Tornata a casa da scuola, quello stesso giorno comunicò ai miei genitori la sua volontà di diventare donatrice». Pochi mesi dopo, a luglio, l’incidente. La corsa in ospedale, la rianimazione durata sette giorni, poi la fine. «In quel momento mia madre si ricordò delle parole di Elena, e comunicò la volontà di donare gli organi», spiega Sonia.

La fine di una vita può però essere l’inizio di un’altra. Gianfranco, un’infezione all’occhio che lo avrebbe portato alla cecità, in quello stesso periodo spera di riuscire a risolvere una situazione che potrebbe mettere in crisi la sua famiglia. Una telefonata da Borgo Trento gli comunica però la possibilità di effettuare un risolutivo trapianto di cornea. La corsa in ospedale, l’intervento, il nuovo inizio. «Dopo il trapianto ho sentito il bisogno di cercare la famiglia della persona da cui avevo ricevuto la cornea - confessa Gianfranco - Alla fine ci sono riuscito, entrando in contatto con i parenti di Elena, ma non solo: anche con gli altri cinque riceventi dei suoi organi».

«Nel corso degli anni siamo diventati una famiglia unica - conferma Sonia - Mia madre, una volta conosciuto Gianfranco e i suoi figli, è letteralmente tornata a vivere». La storia non finisce però qui, perché la gratitudine di Gianfranco lo porta a promuovere la creazione di una sezione Aido ad Arcole, il suo paese. Riesce nell’intento di organizzarla in poco tempo, e prendendo una scelta fino ad allora inedita ma in seguito spesso imitata, fa sì che venga intitolata alla stessa Elena, una delle prime veronesi a donare i propri organi a un altro veronese.

«Una sua parte vive dentro di me - racconta Gianfranco - Ha salvato la mia vita e quella della mia famiglia, non smetterò mai di ricordarla». La nostra storia ha parlato di questa unione che continua dal 1988, quella tra Elena e Gianfranco. Una vita spezzata in gioventù rappresenta un dramma tanto grande da non poter risultare vano. Così non è stato, e il ricordo di Elena continua a vivere attraverso la sua famiglia e chi ha salvato.

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