Furto calzaturificio Olip Lazise, il guardiano tra i ladri

Il 20enne di Castel d'Azzano aveva finto di essere stato sequestrato e picchiato, ma invece era tutto inventato.

Furto calzaturificio Olip Lazise, il guardiano tra i ladri
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Furto calzaturificio Olip Lazise, il guardiano tra i ladri. Il 20enne di Castel d'Azzano aveva finto di essere stato sequestrato e picchiato, ma invece era tutto inventato.

Furto calzaturificio Olip Lazise, il guardiano tra i ladri

Era stato lui, guardiano notturno, a dare l'allarme, dicendo di essere stato picchiato e preso in ostaggio dai banditi che avevano poi asportato una cassaforte dagli ufficio del calzaturificio Olip di Lazise dove prestava servizio per conto di una cooperativa. Solo che Nicola Valdo, 20enne di Castel d'Azzano, non era vittima del furto, bensì, secondo le indagini condotte dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Peschiera del Garda e della Stazione di Lazise, complice di Giuseppe Viola (29 anni) e Amedeo Dell'Aversano (27 anni, studente universitario a Verona).

La finta rapina

Lo scorso 4 luglio, alle 22, Valdo, guardiano notturno da circa un mese del calzaturificio Olip di Lazise per conto di una cooperativa, aveva chiamato in stato di forte agitazione i Carabinieri, poiché riferiva di essere stato vittima di rapina e contestuale sequestro di persona ad opera di due soggetti sconosciuti, presumibilmente stranieri (est Europa), che alle 21.30 si erano introdotti all’interno del calzaturificio e sotto la minaccia di un coltello e una pistola, si erano fatti indicare dove si trovava la cassaforte della ditta, che provvedevano poi ad asportare con un’autovettura della stessa fabbrica, una Fiat Punto, con la quale portavano via la pesante cassaforte di almeno tre quintali.

Il maltolto

La macchina con all’interno della cassaforte, veniva rinvenuta, a distanza di qualche giorno, abbandonata in una campagna sempre del comune di Lazise. I malviventi avevano aperto la cassaforte e asportato il suo contenuto, impossessandosi di circa 7mila euro in contanti e di altri mezzi di pagamento per un totale di circa 15mila euro. Quindi avevano dato fuoco al veicolo e alla cassaforte per cancellare le tracce.

Da subito tante discrepanze

Giunti sul posto, i militari avevano subito iniziato l'attività d'indagine senza poter contare sulla testimonianza del giovane, in quel momento trasportato in ambulanza in ospedale per qualche ecchimosi ma soprattutto per lo stato di forte agitazione. Tuttavia sin dal primo momento qualcosa non tornava. Dall'analisi di tabulati telefonici, dalle riprese video dei sistemi di sorveglianza stradale, dai sopralluoghi e rilievi tecnici, oltre che dalla raccolta di informazioni di interesse operativo sul conto del guardiano (precedenti di polizia, reati contro il patrimonio e la persona) e dei suoi contatti emersi nel corso dell’indagine (pare che nei momento precedenti e successivi la finta rapina avesse contattato proprio i complici), gli investigatori hanno potuto appurare che la rapina era stata inscenata dallo stesso guardiano insieme ad altri due suoi complici, che avevano convissuto insieme a Verona.

Le tracce di fango

A tradire il trio anche le tracce delle scarpe sporche di fango che partivano dalla porta con maniglione antipanico non forzato, il cui percorso era lineare e dritto verso gli uffici, senza la deviazione che Valdo aveva raccontato. Secondo la storia del giovane, infatti, i due lo avevano sorpreso, picchiato e bloccato nella sala caffè, e uno di loro gli si era seduto sopra per impedirgli di muoversi: non si spiega, però, come poi, in due, avrebbero potuto asportare la cassaforte e caricarla in auto, senza che nessuno sorvegliasse l'ostaggio.

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L'arresto dei tre

Sulla scorta di quanto accertato, il pm della procura della Repubblica di Verona Giuseppe Rombaldoni, richiedeva per i tre una ordinanza di custodia cautelare che venivano concesse in forma domiciliare dal gip di Verona Paola Vacca ed eseguite ieri, 17 dicembre. Qualche momento di tensione durante l'arresto di Viola, in Corso Milano: l'uomo, appena visti i Carabinieri alla sua porta, dopo aver aperto avrebbe "lanciato" sua figlia di 6 anni in braccio ai militari e sarebbe scappato dalla finestra del primo piano, lanciandosi nel giardino, dove però ad attenderlo c'erano già i militari che da prassi circondano gli edifici prima di effettuare l'arresto. "Se avessi saputo che eravate Carabinieri non sarei scappato" avrebbe detto Viola, facendo presumere che temesse un altro tipo di visita. Dovrà scontare la custodia ad Isola Capo Rizzuto, mentre Dell'Aversano a Ceprano di Frosinone e Valdo a Verona.

Nella foto in evidenza da sinistra il tenente Gerardo Longo, il capitano Salvatore Beneduce (comandante della Compagnia di Peschiera) e il comandante della Stazione di Lazise Gian Luca Battaglia

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