La crisi sul territorio, 80 famiglie alla Caritas di Valeggio

Il centro dietro la chiesa parrocchiale distribuisce cibo e vestiti a chi un reddito non ce l'ha

La crisi sul territorio, 80 famiglie alla Caritas di Valeggio
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Il centro dietro la chiesa parrocchiale distribuisce cibo e vestiti a chi un reddito non ce l'ha

«Fino a 15 anni fa nessuno bussava alla porta, i miei figli mi dicevano: mamma ma cosa vai a fare?». La calma prima della tempesta. Da 0 a 80 in pochi anni. Ottanta famiglie residenti nel comune oggi varcano la porta della Caritas, 15 anni fa molte di loro la povertà non la conoscevano, la perdita del lavoro e di reddito è il soggetto che gliel’ha presentata.

Dietro la chiesa parrocchiale varcano la porta di legno della Caritas portandosi appresso paure, frustrazioni, disagio, sofferenza e rassegnazione. Marisa Scaglia a quella domanda pòstale dai figli 15 anni fa oggi risponde con decine di storie di povertà. La crisi economica affacciatasi nel 2007 divenuta oggi protagonista indiscussa della scena sociale è stata, e rimane, la sceneggiatrice di queste storie.

Marisa Scaglia, 68 anni, ex assistente sociale, referente e riferimento della Caritas del paese, mi accoglie nelle stanze dell’associazione come si fa quando si invita qualcuno a vedere la propria casa, con orgoglio e soddisfazione, mi mostra la dispensa dove sugli scaffali ci sono riso, zucchero, latte, olio, biscotti passate di pomodoro, tonno. La povertà affama? «Sì, per molte delle famiglie che seguiamo anche fare la spesa diventa un lusso, a seconda del numero dei componenti prepariamo i sacchetti, di norma li distribuiamo una volta al mese, per le situazioni più difficili anche due».

La fame non ha solo passaporto straniero. «Negli ultimi anni gli italiani sono aumentati, arrivano padri di famiglia che hanno perso il lavoro, hanno figli ai quali non vogliono impedire gli studi ma che trovandosi senza reddito chiedono aiuto. Persone con grande dignità che si sentono in dovere di giustificare quella borsa della spesa gratuita: se non avessi necessità non verrei, appena trovo un lavoro non peserò più su di voi».

In aumento anche le famiglie straniere, secondo Marisa le difficoltà si amplificano per la mancanza di una rete parentale sul territorio: «Oltre alla spesa alimentare hanno bisogno di vestiti soprattutto per bambini, assistiamo una ventina di famiglie originarie del nord Africa e dall’est Europa con figli da 0 ai 4 anni alle quali doniamo latte, pannolini e abitini». Chi accoglie poveri e nuove povertà sono 12 persone che costituiscono il centro di ascolto, il primo approdo per chi è in difficoltà, volontari che non giudicano ma accolgono e informano sui documenti necessari per accedere agli aiuti: stato famiglia e Isee.

Una trentina di donne dai 40 ai 70 anni si occupano invece degli armadi e della dispensa, suddividono i capi di abbigliamento, li espongono nella stanza dove ordinatissimi trovi dalle tutine per i più piccoli ai giacconi per gli adulti, scarpe comprese. Chi sostiene la Caritas del paese? Il comune e la parrocchia: l’ente di piazza Carlo Alberto stanzia 2500 euro l’anno, la seconda ha messo a disposizione gratuitamente i locali oltre a donare il ricavato proveniente dalle iniziative che organizza.

I privati? Marisa, ancora prima di rispondere con le parole lo fa con il viso, da aperto e sorridente si oscura: «I valeggiani sono abbastanza sensibili, - senza giudicare, sottolinea- la spesa alimentare la comperiamo, nessun supermercato ce la regala, da Martinelli abbiamo uno sconto del 4%. Sempre presso il supermercato Martinelli abbiamo un contenitore dove i clienti possono fare la spesa anche per noi, - torna a sorridere- devo dire che anche due volte la settimana andiamo e troviamo il contenitore pieno». Un altro contenitore si trova nella chiesa parrocchiale con un invito che arriva dalla Bibbia: «Avevo fame, mi avete dato da mangiare».

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