La Medusa chiude: «17 anni indimenticabili»

I titolari: «Tante emozioni, sacrifici e soddisfazioni. Il nostro non è un addio ma un arrivederci. Dove andremo? Ancora non lo sappiamo»

La Medusa chiude: «17 anni indimenticabili»
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I titolari: «Tante emozioni, sacrifici e soddisfazioni. Il nostro non è un addio ma un arrivederci. Dove andremo? Ancora non lo sappiamo»

Una notizia arrivata come un fulmine a ciel sereno. Il ristorante Medusa, conosciuto in particolar modo per il suo spaghetto allo scoglio, chiude dopo 17 anni di attività.

«Il 31 agosto termina la nostra avventura presso le piscine comunali di Villafranca. Sono stati 17 anni ricchi di emozioni, sacrifici e soddisfazioni. Un grazie a tutti voi che ci avete accompagnato in questo nostro viaggio. Questo non vuole essere un addio, ma un arrivederci, perché a breve comincerà un nuovo capitolo di questa lunga storia. Con affetto pizzeria ristoranteMedusa». Questo il messaggio di Francesca Rotta, figlia di Rosanna Comparin, titolare e cuoca, e Giuliano Rotta, addetto alla cassa. «Dal 31 agosto chiude l’impianto delle piscine in gestione alla Leosport - racconta la signora Rosanna, affiancata dal marito Giuliano e la figlia Francesca - che a suo tempo, quando arrivammo nel settembre del 2000, si diede in affitto la gestione del servizio ristorazione e bar. Dopo anni è stata fatta la gara, e ha vinto una cordata di imprese che non è la Leosport; verrà sistemata l’intera struttura ed è prevista una chiusura minima di 9 mesi. Ci siamo confrontati con i nuovi gestori, addirittura volevano aumentarci l’affitto, ma abbiamo ritenuto opportuno chiudere qui l’avventura».

«Cosa faremo? Potevamo chiudere definitivamente l’attività, aspettare la fine dei lavori o guardare altrove. Abbiamo scartato l’idea di aspettare il completamento dei lavori, così come l’idea di chiudere definitivamente, anche perchè nel tempo l’attività è diventata rilevante, una sorta di grande famiglia, anche per i dipendenti stessi, e allora abbiamo pensato di guardarci attorno e spostare l’attività. Non abbiamo ancora deciso dove andare. Abbiamo impostato la nostra attività su un prodotto di qualità e con un prezzo contenuto, dando la possibilità alle gente di mangiare buon pesce senza spendere tanto. Lavoriamo sui grandi numeri e per mantenere la linea ci serve un ambiente con tanti posti a sedere. Vedremo».

«Ormai questo ristorante era diventato un punto di riferimento per tante famiglie - continuano - abbiamo visto bambini nascere e crescere. Era la nostra prima casa, non più la seconda, nel tempo si è moltiplicato il volume e la mole di lavoro, mai un giorno di chiusura, e si è creato un rapporto di affetto con i clienti. L’ambiente piace, è informale, un cliente quando viene qui si sente a casa. Dispiace. Cercheremo di portarci appresso i clienti, ma sicuramente qualcuno lo perderemo. Loro stessi sono disperati; non sanno più dove andranno a mangiare e ogni giorno ci chiedono dove ci trasferiremo. Vogliono giustamente sapere, ma al momento per tutti loro non c’è nessuna novità. Cercheremo di comunicare il tutto prima del 31 agosto. Altra cosa che dispiace è che ci tocca chiudere l’attività in un buon momento: il lavoro non manca, anzi, ma è così, è una vera e propria contraddizione».

«Sono stati 17 anni impegnativi - concludono - il lavoro è stato tanto, ma dall’altro lato ti ha dato anche tante soddisfazioni; la gente è contenta, c’è chi aspetta anche un’ora per mangiare, e famiglie che arrivano addirittura da Padova e Monza e per due volte all’anno si ritrovano qui da noi. Sono belle soddisfazioni. Abbiamo svolto anche una funzione sociale, facendo conoscere il pesce a tutti, ma la soddisfazione più grande è vedere i bambini mangiare piatti in gran quantità. Tutti vogliono lo scoglio. E’ stato faticoso per carità, ma queste esperienze ce le porteremo sempre con noi. Se ci guardiamo indietro ci rendiamo conto di quello che abbiamo fatto».

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