«La nostra casa cade a pezzi, nessuno ci aiuta»

Paolo Leone e la moglie Mimma, entrambi malati, denunciano lo stato di degrado in cui versano i palazzi di Ater al quartiere Collodi

«La nostra casa cade a pezzi, nessuno ci aiuta»
Pubblicato:
Aggiornato:

Paolo Leone e la moglie Mimma, entrambi malati, denunciano lo stato di degrado in cui versano i palazzi di Ater al quartiere Collodi

«Siamo stanchi, non possiamo più andare avanti così, ci hanno abbandonati». E’ lo sfogo di Paolo Leone e della moglie Mimma . Entrambi sessantenni, da anni e da diverso tempo ammalati, lui invalido con problemi di schizofrenia ed epilessia, lei con problemi alle ossa, si sentono abbandonati dalle istituzioni. Tra rabbia e rassegnazione chiedono di essere ascoltati, chiedono che qualcuno possa prendersi carico della loro attuale situazione, per avere un futuro «migliore». «Mio marito è un invalido. Ancora tre anni fa ci è stata assegnata una casa popolare - racconta la moglie Mimma - e, quando a suo tempo avevamo fatto domanda, avevamo specificato ed evidenziato tutte le nostre problematiche ma non è stato tenuto conto di nulla di tutto ciò. Abbiamo entrambi patologie anche gravi; mio marito accusa anche di attacchi epilettici, ha bisogno di cure e soccorsi, ma cosa imbarazzante è che ci sia stata assegnata una casa al quarto piano al quartiere Collodi. Nonostante tutto abbiamo accettato, anche perchè la pensione di mio marito è misera ed il mio lavoro non ci permette di mantenere entrambi. Altri problemi si possono riscontrare nell’appartamento: le serrature sono vecchie, piove dentro, e nel sottotetto ormai i piccioni si sono insediati da tutte le parti. Quando siamo entrati, ad esempio, l’appartamento era una vera e propria piccionaia, tanto che nemmeno il personale di Ater si era accorto di nulla. E’ stato difficile estirpare tutto, ed in più oggi siamo circondati da ragni e scarafaggi».

«Altra cosa imbarazzante - continua - sono le spese. Come detto abbiamo accettato questa casa, paghiamo 136 euro circa di affitto, ma paghiamo più di 300 euro di costi di gas al mese. Costi davvero eccessivi, che ormai facciamo fatica a sostenere. Dopo qualche anno che eravamo lì, abbiamo chiesto un cambio di appartamento; chi di dovere ha effettivamente constatato che la casa ha bisogno di essere ristrutturata e che non è abitabile, ma nessuno ci ha detto più nulla. Abbiamo presentato anche il certificato dello psichiatra che effettivamente dimostra lo stato di salute di mio marito ma non si è sentito più nulla e nessuno. Chi di dovere addirittura si è sentito offeso e ci ha rifiutati. Una dipendente, statale o comunale che sia, non può permettersi di rifiutarci; mio marito ha certe tipologie ma ancora non l’hanno capito».

«Più volte ho incontrato il sindaco e l’assessore - aggiunge il marito - ho raccontato loro la mia situazione, di poter accogliere la nostra richiesta, ma non ho mai avuto risposte». «Io poi ho problemi alle ossa - aggiunge ancora la moglie Mimma - abitiamo al quarto piano ma l’ascensore non funziona quasi mai. Mi viene da piangere quasi ogni giorno. Abbiamo anche un nipote di 21 anni invalido, costretto in sedia a rotelle e non può nemmeno venire a trovarci, almeno che non lo portiamo su un braccio».

«Mi piacerebbe anche poter lavorare - dice il signor Paolo - ma con la mia situazione nessuno mi offre nulla. Anche piccolo lavoretto. Ora do una mano in cartoleria a mio figlio, cerchiamo di arrangiarci in qualche modo. Non mi piace chiedere l’elemosina, non pretendiamo nulla, ma solo un aiuto». «Ormai siamo al limite - concludono marito e moglie - la casa, come detto, è tutta da sistemare. E’ piena di muffa e paghiamo 310 euro di gas al mese. E l’appartamento è di soli 45 metri quadrati. Fino ad oggi ci siamo sempre arrangiati, ma ora le ì difficoltà sono sempre di più».

Seguici sui nostri canali