La storia dei Colombo, re del divertimento

Samuele Colombo, figlio di Romeo, rappresenta la terza generazione di una famiglia che da 80 anni regala sorrisi sul loro autoscontro

La storia dei Colombo, re del divertimento
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Samuele Colombo, figlio di Romeo, rappresenta la terza generazione di una famiglia che da 80 anni regala sorrisi sul loro autoscontro

«Il vero divertimento per me è questo: giostre, autoscontri, il luna park. E’ alle giostre che si vedono i primi incontri tra ragazzi e ragazze (perché, come dico sempre, “l’autoscontro è il punto d’incontro”). Le giostre è dove si passano ore in spensieratezza, dove si è felici». Non ha dubbi Samuele Colombo, rappresentante della terza generazione di una famiglia di giostrai che del regalare sorrisi ha fatto un mestiere.

Quella dei Colombo, originari di Ghedi, nel bresciano, ma mozzecanesi d’adozione, è una storia che nasce ottant’anni fa circa. «Qualcuno potrebbe pensare che allora non ci fossero le giostre, ma si sbagliano – racconta Samuele – Erano tutte in legno, e così anche gli autoscontri. Ovviamente non erano elettrificati, e per poterli muovere uno dei due ragazzi all’interno dell’abitacolo doveva uscire e spingere. Il calcinculo, invece, funzionava grazie ai cavalli».

Se nel corso degli anni l’attività dei Colombo è diventata sempre più conosciuta nel veronese e zone limitrofe, gran parte del merito è attribuibile a Romeo Colombo, padre di Samuele, da poco venuto a mancare. «Sono tanti i ricordi che ho di mio padre. E’ grazie a lui se sono stato contagiato dalla passione per questo mestiere. Ricordo come a volte dimenticasse persino di mangiare, per completare i lavori di manutenzione da fare sulle giostre – racconta Samuele – In ogni paese in cui andasse, poi, era ben voluto da tutti».

L’attività storica della famiglia Colombo, portata avanti da Samuele, le sue quattro sorelle e i suoi tre fratelli, è tanto radicata sul territorio che sono in molti a tornare sul loro autoscontro, magari con ormai qualche capello bianco e un fisico non più da ragazzino, per rivivere i ricordi di gioventù. «L’episodio forse più bello in questo senso – ricorda – è stato però quando un uomo anziano di 86 anni, e che aveva conosciuto mio padre e mio nonno, ha portato sull’autoscontro il suo piccolo nipotino. Un momento emozionante che dà l’idea di come le giostre diano gioia a tutti, a prescindere dall’età. Magari fra qualche anno saranno i ragazzi di oggi a tornare sull’autoscontro, – immagina Samuele – e come oggi scherzerò con loro e faremo battute insieme».

Un lavoro, quello del giostraio, che nonostante le difficoltà regala grandi soddisfazioni: «Le persone non immaginano i sacrifici che siamo costretti a fare: la tournée estiva, come la chiamo io, è lunga e faticosa, e le giostre vanno montate e smontate con qualsiasi condizione meteo – spiega Samuele – Ad ogni modo questo è un mestiere che porto avanti con orgoglio, stima e rispetto perché ha dato da mangiare da sempre alla mia famiglia, e continuerà a farlo in futuro. Potrei fare tanti altri lavori, magari anche meno duri, ma è questo quello che amo e che continuerò a fare».

L’amore per il proprio mestiere e la loro sensibilità ha portato i Colombo a proporre «Anch’io mi diverto», iniziativa per dare la possibilità anche ai ragazzi disabili di divertirsi sule giostre: «Tengo molto a questi temi: la gente deve capire che le persone sono indifese solo finché nessuno le aiuta». Un’iniziativa che va nel solco lasciato dai Colombo da ottant’anni: far divertire tutti, senza distinzioni.

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