La storia del «papà» del cuore sul Mincio

Carlo Moretti, scomparso nel 2013 a 62 anni, è stato il primo a intuire il potenziale attrattivo del manufatto che ora fa bella mostra di sé nel fiume

La storia del «papà» del cuore sul Mincio
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Carlo Moretti, scomparso nel 2013 a 62 anni, è stato il primo a intuire il potenziale attrattivo del manufatto che ora fa bella mostra di sé nel fiume

Il cuore nel Mincio ha un «papà» con un nome e cognome. Carlo Moretti , idraulico di professione, per passione era per tutti: lo «squalo» del Mincio. Era, perché Carlo se n’è andato a 62 anni nel 2013. Monica Bertagna, la moglie, lo scorso 15 maggio telefona alla redazione di Villafranca Week. La data non è casuale: è il giorno del compleanno del marito; nessuna recriminazione, solo una precisazione: «Ho letto l’articolo nel quale parlavate del nuovo cuore posizionato nel fiume, volevo solo ricordare che l’idea fu di mio marito».

Incontriamo Monica dopo qualche settimana: «Grazie per avermi chiamata - sono le sue prime parole - volevo fare un regalo a mio marito, precisando che l’idea di mettere un cuore nel Mincio fu sua. Carlo, a metà degli anni ‘80 andò a Roma al matrimonio del fratello Luciano, vide la fontana di Trevi invasa da persone che lanciavano monetine come buon auspicio. Tornato a casa pensò: Borghetto è un posto bellissimo, possiamo avere anche noi tanta gente e tanto clamore».

Carlo unisce così la passione per il fiume all’amore per il borgo dei mulini. 35 anni fa, la località era lontana dalla fama internazionale di oggi. «Prima posizionò un piatto di ceramica bianco sullo sperone di roccia visibile dal ponte, poi, accorgendosi che non reggeva la forza dell’acqua, realizzò un cuore di latta di colore rosso attraversato da una freccia. Da allora divenne meta degli innamorati». Oggi, a distanza di decenni, il lancio delle monete che centrando il cuore regaleranno amori senza fine è corollario di tante coppie in visita a Borghetto. Lo scintillìo delle monete visibile dal ponte lo testimonia.

«Carlo scendeva in acqua sempre senza bombole, in apnea con maschere e pinne, si prendeva cura del cuore, con una spazzola lo puliva dalle alghe più volte l’anno. Amava il Mincio, lo conosceva non lo temeva, ma sapeva come trattarlo. Non so se sarebbe felice di questa intervista, ma sotto sotto quel suo carattere ruvido sono certa che sarebbe orgoglioso, soprattutto perché diede vita ad un rito che oggi fa conoscere nel mondo Borghetto, il suo paese natale dove per 26 anni ebbe la sua bottega di idraulica e dove suo padre, come lui, lavorò per tutta la vita». E ancora. «Tutti in paese sanno che furono sue l’idea e la realizzazione del primo cuore nel Mincio, con questo articolo lo saprà anche chi non è di Borghetto. Sono contenta che altri abbiano deciso di portare avanti la leggenda posizionando un nuove cuore nel fiume». Moretti, lo squalo del Mincio, nelle acque del fiume si è calato innumerevoli volte, non solo per passione...negli anni è toccato a lui recuperare i corpi di persone annegate.

«Lo chiamavano e lui andava immediatamente, sempre senza bombole, rischiando anche la sua di vita. Non smetteva di cercare fino alla fine, diceva che si calava e poi era il fiume a portarlo, era il Mincio ad indicargli cosa e come fare. Era spavaldo nei confronti della vita ma non verso il fiume, aveva un bel caratterino ma era generoso e sensibile, molto sensibile».

Monica si asciuga le lacrime e si scusa per il cedimento: «La vita da quando se ne è andato è vuota. Continuo a fare le cose che piacevano a lui, il budino nel giorno di San Carlo, andare al mare dove andavamo assieme e dove ci sono tanti dei nostri amici, telefonare come regalo il giorno del suo compleanno alla vostra redazione...».

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