Le parole di Tumicelli dopo la fine della detenzione

L’ex presidente del Morelli Bugna al Fantoni affronta la stampa e si difende con i denti: «Io? Sono totalmente innocente»

Le parole di Tumicelli dopo la fine della detenzione
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L’ex presidente del Morelli Bugna al Fantoni affronta la stampa e si difende con i denti: «Io? Sono totalmente innocente»

«Io sono innocente, sono sereno. Non ho fatto niente di male e non vedo l’ora di dimostrarlo in un processo, che spero parta il prima possibile: è lì che mi difenderò». Davide Tumicelli, a tre giorni dalla fine della sua detenzione domiciliare durata quasi duecento giorni, è agguerrito e «affamato» di dire la sua: non ha pilotato gli appalti della casa di riposo Morelli Bugna: «Non ho ucciso nessuno, e il primo mese di domiciliari non mi è stato consentito di vedere nessuno»; questo è l’unico passaggio in cui la sua voce, altrimenti fiera e combattiva, si incrina.

Venerdì 6 ottobre si è presentato alla stampa al Caffè Fantoni e per 53 minuti ha ri- sposto a tutte le domande dei cronisti, anche a quelle più delicate, punto per punto e senza (troppo) divagare: «Voglio ringraziare tutti quelli che in questi mesi mi hanno scritto centinaia di lettere, e quelli che da quando sono libero mi hanno chiamato, come Lara Comi (euro deputata), Davide Bendinelli (sindaco di Garda) e altri». Tra gli altri, come conferma, non c’è il sindaco di Villafranca, Mario Faccioli, che lo aveva nominato alla guida della Morelli Bugna. Su questo Tumicelli non commenta ma la sua faccia è tutto un programma: «Non spetta a me giudicare chi mi è stato vicino e chi no. Ognuno ha fatto la propria scelta. Una cosa però la dico: se questo dovesse accadere al mio più grande avversario politico, una chiamata la farei» precisa, per due volte, Tumicelli.

E non dice nemmeno se lo abbiano chiamato gli assessori di Mario, Roberto Dall’Oca e Angiolino Faccioli, che a detta dello stesso Tumicelli intercettato (si legge nell’ordinanza di custodia cautelare), gli avrebbero fatto pressione a beneficio della Mazzimpianti: «Mai avuto pressioni da loro o da altri» liquida l’ex presidente. Non nega, però, che a presentargli la faccendiera dei Nicchio, Luciana Fasoli, sia stato proprio Dall’Oca. Gli facciamo presente che nelle carte sarebbe proprio lui a confermare le pressioni a «Cristina»: «Quello è ciò che dice l’accusa, che rispetto. Noi abbiamo una nostra verità, e io sono convinto di poter chiarire tutto, punto per punto » .

L’ex presidente si gioca subito sul tavolo dell’antico caffé la carta «legalitaria»: «Ma se davvero avessi voluto turbare l’asta, perché una settimana prima avrei incaricato un legale che ha corretto delle parti del bando secondo norma? ». Quell’avvocato era proprio Nicola Grani, che venerdì sedeva tra i giornalisti e che ha preso la parola, ribadendo che quella consulenza è limpida, che è agli atti ma non è stata acquisita dalla Procura. La prima domanda a Tumicelli è stata proprio sull’impian to accusatorio: cosa avrebbe ottenuto, in cambio, per la sua presunta «manovra»? L’accusa ha sempre citato due episodi: il primo è una conversazione intercettata tra Tumicelli e la faccendiera Luciana Fasoli il 24 agosto 2016, in cui «quest’ultima gli riferisce che i Nicchio (colosso della sanità mantovano di cui sarebbe intermediaria, ndr) sarebbero propensi a una sua candidatura come direttore generale».

L’altro episodio è «una conversazione dello stesso Tumicelli con la fidanzata, sempre il 24 agosto 2016, in cui il giovane riferisce alla donna che “quelli di Mantova” (i Nicchio) avrebbero deciso di prenderlo a Mantova per fargli fare un po’ di esperienza e poi inserirlo in una struttura di Peschiera di appartamenti protetti”»: «Non ci sono badge o contratti con Nicchio, la promessa sarebbe dovuta essere mantenuta, oppure vuol dire che non c’era - si difende - Riguardo alla conversazione con la mia fidanzata, stavamo solo parlando in generale. In casa di risposo prendevo 360 euro netti al mese: ho 28 anni, non pago nemmeno la benzina; al di fuori dell’ipab ho la mia partita iva, potrò parlare di lavoro extra casa di riposo o no? Non so se questo basta per mettere ai domiciliari uno per sei mesi».

Ma perché, allora, è finito in questo presunto tritacarne? «Avrà pestato i piedi a qualcuno a cui non doveva pestarli» aggiunge l’avvocato Grani, ma Tumicelli non fa propria questa affermazione e ne lascia la paternità al legale. Sull’appalto vinto dalla Costruzioni Vallone, quello da 3 milioni di euro, il pm contesta lo sconto dello 0,033 per cento praticato, come se la Vallone sapesse già di essere l’unica impresa a concorrere.

Come lo giustifica a fronte di ribassi che in media si aggirano invece sul 40 per cento? «A quello che ha fatto la Vallone io non rispondo. Se un secondo prima della chiusura del bando fosse arrivata una ditta, da qualsiasi parte d’Italia, come facevo a prevederlo e dirlo all’impresa. Quel bando prevedeva una permuta del 30 per cento, un terreno da 800mila euro che avremmo dato al posto dei soldi. A queste condizioni vorrei vedere chi avrebbe potuto fare uno sconto più sostanzioso di quello effettivamente praticato». L’ex golden boy è arrabbiato, ce l’ha con la procura e con le accuse, pesantissime, che gli ha mosso, e che lo voleva addirittura in carcere, non ai domiciliari. Ma si trattiene: «Questi mesi mi hanno cambiato, i primi due giorni avrei voluto urlare, mentre ora ho fiducia, aspetto».

A chi gli chiede se tutto questo non sia accaduto anche per la natura del suo incarico, ovvero puramente politico e senza necessità di curriculum, Tumicelli risponde rispolverando l’orgoglio dei tempi (passati) migliori: «Io e il consiglio abbiamo lavorato non bene, di più. Io so fare il mio lavoro, non ho bisogno di corsi o di lezioni. Chiedete ai familiari se la Morelli Bugna funzionava». Sì, i sei mesi lo hanno segnato: «Quando uno è dentro e pensa di essere dentro per nulla... capisco chi si ammazza». Ma quindi, chiediamo, ci ha pensato? «No, ma capisco».

L’ultima domanda è relativa al celebre «senno del poi»: «Dopo tutto quello che è successo, si infilerebbe di nuovo, a 28 anni, in un meccanismo malpagato che gestisce appalti milionari? «Sì. Sì. Perché non ho fatto nulla. Io sono sereno, tranquillo. Voi avete mille dubbi. Alla sera dormivo sereno».

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