Le ruote pazze di Daniele: a 4 posti o a motore

Il giovane quadernese, laureato in ingegneria elettronica, taglia e salda il metallo per creare veicoli surreali da quando aveva 13 anni

Le ruote pazze di Daniele: a 4 posti o a motore
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Il giovane quadernese, laureato in ingegneria elettronica, taglia e salda il metallo per creare veicoli surreali da quando aveva 13 anni

La maggior parte dei tredicenni nel tempo libero si limita a una partita a calcio con gli amici, ma il quadernese Daniele Scattolini era un tredicenne atipico e passava i pomeriggi in modo inusuale, tagliando e ricomponendo telai di biciclette secondo l’ispirazione del momento per dare vita a veicoli surreali. Da allora sono trascorsi un po’ di anni e nel frattempo Daniele si è laureato in ingegneria elettronica, ma non ha mai smesso di coltivare questa curiosa passione.

L’idea di modificare le biciclette è partita in modo molto più semplice, quando, dopo averne acquistata una vecchia per 5 euro da un compaesano, decise di tingerla con i colori della sua squadra, il Milan. «Allora mi sono accorto che modificare biciclette poteva essere divertente. Ho cominciato a raccogliere vecchie bici e sono passato a interventi più invasivi: tagliavo i telai e li rimontavo in modo diverso». Infatti Daniele, cresciuto nell’officina del padre, specializzata nella lavorazione dei metalli, a tredici anni era già capace di utilizzarne i macchinari per tagliare e saldare in nuove forme le biciclette. L’obiettivo era creare un nuovo veicolo funzionante, senza aspirazioni estetiche o artistiche.

Da buon ingegnere l’aspetto pragmatico viene prima di tutto, anche se la creatività non gli manca di certo. Infatti Daniele lavora senza fare progetti preliminari, seguendo l’estro del momento, con la curiosità di vedere come può funzionare un veicolo dalla struttura inusuale. «La mia prima bici modificata era piuttosto semplice: l’avevo composta in modo che avesse due ruote posteriori sterzanti e l’avevo chiamata Jimbelush. Poi invece ho inventato la Tribelush, una bicicletta a due piani con quattro posti, di cui due collocati a due metri e mezzo d’altezza, raggiungibili grazie a una scaletta incorporata nella struttura. Per realizzarla ho dovuto tagliare sette biciclette».

Oltre a essere impiegata nelle scorribande paesane insieme agli amici, durante le quali spesso passavano cantando sotto la casa di un malcapitato vecchietto che si vendicava bagnandoli con la canna dell’acqua, la Tribelush è stata anche utilizzata dai supermercati Martinelli per pubblicizzare il Menga menga, una sfilata di bici pazze. «L’evoluzione successiva è stata equipaggiare i miei veicoli con motori di motoseghe. Eliminavo la catena, ovvero la parte tagliente, e modificavo il resto perché mettesse in moto il veicolo attraverso una serie di ingranaggi che lo collegavano alle ruote. Il primo prototipo di questo tipo che ho realizzato è stata la Gp40» racconta ancora Daniele.

All’apparenza, per un occhio profano, è una semplice bicicletta con qualche ingranaggio e leva di troppo, ma, tirata la corda per avviare il motore, grazie a una cinghia che fa da frizione, la bicicletta inizia a muoversi. Secondo i test fatti da Daniele, usando un motorino per misurarne la velocità, la Gp40 è in grado di raggiungere i 48 chilometri all’ora. E’ seguita una versione più evoluta e più veloce con due ruote anteriori. «Ovviamente si tratta di mezzi con cui non posso girare per strada perché non sono in regola, però ho partecipato a diversi carnevali» specifica Daniele.

Il suo ultimo lavoro è stata la riparazione di una carrozzina elettrica per un anziano del paese: «Ho sostituito il motore guasto con quello di un monopattino. Mentre giravo per Quaderni per collaudarla, una signora, vedendo un giovane in carrozzina, si è messa a piangere commossa. Poi mi ha riconosciuto e ha capito che non c’era di mezzo alcuna disgrazia».

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