Serve un atto di coraggio

Lettera dei parrucchieri a Conte: "Ci stai chiedendo di chiudere, non di tenere chiuso"

Il grido di dolore di tutti i parrucchieri che vorrebbero ritornare a lavorare in sicurezza

Lettera dei parrucchieri a Conte: "Ci stai chiedendo di chiudere, non di tenere chiuso"
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C'è sempre più voglia di ripartire, più che un desiderio è proprio una richiesta per potersi rialzare e non venir sommersi dalle spese.

La lettera dei parrucchieri a Conte

In questi giorni il malcontento dopo l'ultima conferenza del premier Giuseppe Conte cresce sempre di più. Sono moltissime le categorie economiche che chiedono di poter riaprire, di poter tornare a lavorare per mantenere la propria famiglia, per non doversi ritrovare nella condizione di dover chiudere a causa delle elevate spese da sostenere tra affitto e bollette nonostante il negozio sia chiuso. Ci ha scritto Roberta Sganzerla che si è fatta portavoce di tanti parrucchieri che, insieme, hanno inviato una lettera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte:

"Egregio Presidente del Consiglio,
posso solo immaginare la quantità di difficoltà che si trova a dover affrontare in questo momento. Così come sono convinto che a sua volta saprà immaginare cosa significa per un parrucchiere o per un’estetista dover attendere OLTRE TRE MESI prima di riaprire la propria attività. Mi permetta, il mio è tutto fuorché egoismo di parte.
LA MIA È UNA SUPPLICA.
Rispettosa, ferma, chiara. Soprattutto motivata. Non mi metto a discutere le origini delle sue scelte, anche se a mio avviso è evidente quanto siano illogiche, incomprensibili, inaccettabili. Il suo decreto è lì a confermare che i presupposti per riaprire prima di giugno ci sono! Accetteremo le disposizioni, il rapporto 1:1, tutto ciò che ci chiederete di fare… ma una cosa, proprio non ce la deve chiedere, presidente.
Perché lei ci sta chiedendo di CHIUDERE, di “CHIUDERE”, non di tenere chiuso! UN’IMPRESA SU TRE non è in grado di reggere l’impatto di un altro mese senza incassi!
E attenzione, deve essere chiaro:
SE LO STATO PREVEDESSE AIUTI CONCRETI, NON SAREI NEMMENO QUI A SCRIVERLE!
Ma la situazione la conosciamo, e ahimè possiamo constatarla nei giorni che seguono ai suoi messaggi".

Serve un atto di coraggio

La lettera poi prosegue:
"Si rende conto che i costi continuano ad essere quasi gli stessi… e che per molte imprese 600 euro servono per coprire quelli di UN GIORNO? Inoltre, a che serve dilazionare i costi, quando i profitti sono stati annullati?! Perché attendere giugno? Perché?! Perché, oltre tutto, consegnare decine di migliaia di persone all’abusivismo incontrollato, che oltre a farsi beffe di lei e di chi le paga le tasse, striscia di casa in casa moltiplicando i rischi di contagio? Può davvero, Presidente, assumersi la responsabilità di far chiudere le imprese e far prosperare l’illegalità? Le chiedo di ascoltare con attenzione diretti interessati, associazioni e parti sociali. Le chiedo di restituire dignità ad un mestiere e a chi le chiede solo di poterlo svolgere, al più presto, nel pieno rispetto delle sue disposizioni.
Le chiedo di mostrare coscienza, senso di responsabilità, e capacità strategica. Perché non si può distruggere in un trimestre ciò che è stato creato, spesso, con anni e anni di impegno, di passione, di dedizione. Le chiedo di estinguere quel senso di impotenza che ci soffoca e che può provocare danni incalcolabili, se non irreversibili, alle persone come alla società.
Serve coraggio.
Serve che lei faccia riaprire prima di giugno. Serve ridare speranza, forza, cuore, a chi merita un suo segnale concreto! SERVE RIAPRIRE. Nel rispetto delle regole e delle persone che certamente le sapranno rispettare. Serve generare fiducia, prima che venga smarrita per sempre…
Con tutti i rischi che ciò potrebbe comportare e che si spinge ben oltre il coronavirus.
Confido nella sua capacità di comprendere, di riflettere, di agire.
Con rispetto,
Roberta Sganzerla
Imprenditore della Bellezza".

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