Mastrodonato, l’artista che incanta con i ritratti

Lui: «Quando vedo il viso delle persone illuminarsi di stupore vuol dire che ho fatto bene il mio lavoro. Mi rende molto felice»

Mastrodonato, l’artista che incanta con i ritratti
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Lui: «Quando vedo il viso delle persone illuminarsi di stupore vuol dire che ho fatto bene il mio lavoro. Mi rende molto felice»

Manicheo e maniacale, ritratti in bianco e nero, dettagli minuziosi particolareggiati oltre il possibile, de-costruito, decaffeinato come l’ordinazione che sceglie seduto al tavolo del bar. Privo di auto celebrazione, in simbiosi con la modestia che sfiora l’incapacità di dirsi bravo. «Da piccolo ero un asino!». Luca sei strano; l’esclamazione mi esce naturale, dopo la lunga chiacchierata, una maratona a inseguirlo nelle mille finestre aperte sulla sua vita senza nascondere nulla. «E’ la frase che mi perseguita da sempre, non so cosa significhi, so invece cosa significa arte: sostanza, disciplina sudore, passione». 

Luca Mastrodonato, 46 anni originario di San Severo, vive a Valeggio, sei un artista? «Termine imbarazzante, lo accosto a Caravaggio a Michelangelo, la mia arte - con le dita, fa il segno delle virgolette - è comunicare bene, quando vedo il viso illuminarsi di stupore della persona che ho ritratto, allora sono molto felice, vuol dire che ho fatto bene il mio lavoro. Il ritratto è un’icona, la persona dove riconoscersi immediatamente, senza tentennare. Mi piace la figura umana, il sorriso delle persone che prescinde da una dentatura più o meno perfetta, è il tratto che preferisco, rende bella l’anima». Osservo alcune tavole che ha portato con sé, inforco gli occhiali per non perdere nessuna sfumatura nessun particolare, talmente reali, talmente perfetti, talmente sovrapponibili alla persona in carne ed ossa che viene da toccarli da rapportarsi come se fossero vivi. Sono bellissimi.

«Grazie. A dire il vero quando mi fanno i complimenti sono felice, ma non so cos'altro dire se non grazie». Diplomato all’accademia di Belle Arti Cignaroli di Verona in pittura nel 1996, la prima matita la fa scorrere sul foglio a soli 3 anni. «Gli artisti muoiono di fame o vivono di gloria postuma, è quello che pensavano i miei genitori, quindi, dopo le medie frequentai due anni il liceo scientifico, andavo malissimo, un asino! Poi ci trasferimmo a Verona, mi iscrissero a Ragioneria». Tra matematica e calcoli che ci facevi? «Mi sentivo un vampiro in una camera piena d’aglio». LucaMastrodonato non sa disegnare. Fu il responso di uno dei docenti della Cignaroli; all’esame di accesso, respinto. Ammesso l’anno successivo la frequenta brillantemente – nessuno è infallibile, nemmeno i docenti - collabora poi come modello: «All’inizio indossavo un perizoma, non ce la facevo a stare nudo, poi capii che era ridicolo e posai senza nulla addosso come è giusto che sia». Mettere a «nudo» i sogni. Vivere della tua arte è possibile oppure hanno ragione i tuoi genitori? «Non è facile, ma non impossibile: internet e i social sono i vettori migliori, per questo a breve avrò un mio sito».

Le tre matite di Luca. «Disegno con un Hb una 3b un 8b e la gomma pane; sono i miei strumenti, per un ritratto impiego attorno alle 30 ore, non sono mai contento fino a quando quello che sto disegnando non corrisponde totalmente alla persona. Quando mostro il lavoro, lo svelo piano piano, guardo attentamente chi lo ha commissionato. Vedere lo stupore è bellissimo! L’arte è un incognita, è gusto per l’avventura». Luca butta lì frasi aperte, provocazioni, dubbi, e quei no che fanno banalmente male: «Quando mi contattano per un ritratto spesso dopo aver detto il prezzo ricevo molti no: svalutano l’impegno, le ore di lavoro, la cura che metto. Questo fa male». Per la cronaca le cifre sono modeste, pochissime centinaia di euro, molto meno di un fine settimana fuori porta, per un qualche cosa che invece rimarrà per sempre.

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