Maxi-operazione antimafia: 97 arresti e sequestri in 14 province italiane, coinvolta anche Verona
L'operazione, partita da Reggio Calabria, ha interessato le province di Milano, Monza e Brianza, Pavia, Nuoro, Bologna, Cosenza, Catanzaro, Vibo Valentia, Roma, Rimini, Verona, Agrigento e Torino

Mercoledì 20 maggio 2025, fin dalle prime ore del mattino, è stata condotta un’ampia operazione antimafia in 14 province italiane, tra cui Verona. Coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, sotto la guida del dottor Giuseppe Lombardo, l’operazione ha portato all’emissione di 97 misure cautelari a carico di persone ritenute affiliate o collegate alla ‘ndrangheta.
Maxi-operazione antimafia: arresti e sequestri anche a Verona
Secondo quanto riferito dagli inquirenti, l’indagine ha permesso di smantellare un’inedita alleanza tra potenti cosche calabresi, accusate di aver organizzato una rete criminale unificata e altamente strutturata. Tale alleanza sarebbe stata in grado di gestire il traffico internazionale di droga, compiere estorsioni e influenzare la politica attraverso scambi elettorali di tipo mafioso.
I reati contestati agli indagati comprendono, tra gli altri, associazione mafiosa, concorso esterno, traffico di stupefacenti, estorsione, sequestro di persona a scopo estorsivo, scambio elettorale politico-mafioso, e porto illegale di armi.
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L’operazione ha visto il coinvolgimento di numerose forze dell’ordine, tra cui i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, il ROS, lo Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria e Sicilia, e diverse unità specializzate come il Nucleo Cinofili e il Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia. È stato inoltre attivato il supporto dell’unità ICAN (Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta) per il coordinamento internazionale.
In aggiunta agli arresti, sono stati eseguiti sequestri preventivi, che hanno colpito due società, attive rispettivamente nei settori della ristorazione e dell’edilizia. Secondo gli investigatori, queste imprese sarebbero state utilizzate per agevolare le attività illecite delle cosche.
Gli inquirenti hanno descritto l’alleanza tra i clan calabresi come una vera e propria “centrale del crimine”, in grado di esercitare un controllo capillare sul territorio e sulle rotte della droga, grazie a una struttura organizzata e metodi paramilitari.