Monte Mamaor: tutti lo vogliono, nessuno lo piglia

L’Amministrazione di Valeggio non lo acquisisce perché non gravi sul bilancio, anche per i costi dell’indagine bellica necessaria a confermare l’assenza di ordigni. E spera nei privati

Monte Mamaor: tutti lo vogliono, nessuno lo piglia
Pubblicato:
Aggiornato:

L’Amministrazione di Valeggio non lo acquisisce perché non gravi sul bilancio, anche per i costi dell’indagine bellica necessaria a confermare l’assenza di ordigni. E spera nei privati

Fuori dall’abitato di Valeggio c’è un luogo per cui il tempo si è fermato: monte Mamaor. L’ex-polveriera che lo occupa, inaccessibile e abbandonata, è stata immortalata negli scatti del gruppo di fotografi «Luoghi abbandonati», rendendo visibile a tutti la malinconia e lo sfacelo del tempo che regnano attualmente incontrastati in un’area di interesse paesaggistico perché preservata dall’ impatto antropico dell’agricoltura.

Monte Mamaor, così come il vicino monte Vento, è stato infatti un sito militare secretato dagli anni Venti fino agli anni Novanta del Novecento. Oggi, dismesso il deposito munizioni dal 2001, si trova in stato di abbandono, sebbene nel 2014 l’A mministrazione valeggiana abbia ottenuto, tramite una richiesta rivolta all’agenzia del demanio, la disponibilità all’acquisizione a titolo non oneroso da parte dell’ente comunale, concessa dal ministero della Difesa, cui ancora compete l’area. «Finora abbiamo scelto di non acquisire i due monti - spiega il sindaco Angelo Tosoni - perché questo comporterebbe costi di sorveglianza e gestione troppo gravosi per i nostri bilanci. La disponibilità del demanio a trasferire il bene rimane, ma senza investitori privati che siano interessati a proporre un progetto non procederemo. Finora nessuno si è fatto avanti, quindi la situazione è ferma».

L’associazione culturale valeggiana «La quarta luna», nella persona della presidente, l’architetto Paola Ferrarin , esprime il suo disaccordo con la scelta dell’Amministrazione: «Non acquisire monte Mamaor e monte Vento significa perdere un’occasione di sviluppo di qualità per il nostro paese. Inoltre la destinazione è stata mutata da zona agricola a turistico ricettiva. Temiamo che di conseguenza possa essere interessata da speculazione edilizia e turismo di massa. Riteniamo che un uso interessante sarebbe quello ipotizzato nel 2011 nella tesi di laurea di Lisa Ceravolo, all’epoca studentessa del Politecnico di Milano: un parco in cui si accomunano l’agricoltura, l’accoglienza turistica, un’area di riserva naturale e un’originale zona dedicata a un museo all’aperto per bambini. Purtroppo, sebbene l’amministrazione fosse a conoscenza di questo lavoro, non l’ha voluto prendere in considerazione».

La risposta del sindaco è secca: «Incentiviamo e premiamo le tesi che si occupano del nostro territorio, ma non possiamo trasformarle automaticamente in progetti concreti senza i soldi necessari. Se l’associazione di Paola Ferrarin è interessata può presentare un progetto». Alla risposta del sindaco si aggiungono le precisazioni dell’architetto Anna Grazi, responsabile del settore urbanistica del comune: «La destinazione della zona rimane agricola, non è stata modificata. Per poterla utilizzare dovranno essere fatti degli atti di pianificazione per i quali è aperto un ampio ventaglio di possibilità, dalla realizzazione di strutture turistiche e ricettive a quella di impianti sportivi, ma sempre tenendo presente il fatto che l’area è interessata da un vincolo di tutela paesaggistico dovuto alle aree boscate e che qualsiasi intervento dovrà essere valutato dalla competente Soprintendenza per i beni paesaggistici».

Dalle parole di Grazi emerge inoltre un punto fondamentale che rende impossibile all’Amministrazione stimare quale spesa dovrebbero sostenere eventuali privati interessati: «La parte più onerosa di un intervento sarebbe l’indagine bellica, per avere la certezza che non vi siano ordigni, magari interrati durante la guerra, di cui non possiamo essere a conoscenza. Il Comune ha fatto eseguire delle indagini ambientali sulla vegetazione e sulla fauna presenti. Se ci fossero degli interlocutori privati interessati ci attiveremmo per conoscere l’entità della spesa necessaria invece per l’indagine bellica».

Seguici sui nostri canali