Fase 2

Numerosi assembramenti, Girardi: "In questi giorni ci giochiamo il nostro futuro"

Crescono le preoccupazioni: la testimonianza di chi ha seguito i pazienti al Magalini di Villafranca.

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Le numerose segnalazioni degli assembramenti preoccupano anche medici e infermieri.

Troppe segnalazioni

Un punto stampa appositamente dedicato alle troppe segnalazioni di assembramenti nella Provincia di Verona e non solo. Il direttore generale dell'Ulss 9 Scaligera, Pietro Girardi, nella giornata di oggi, giovedì 21 maggio 2020 ha deciso di richiamare l'attenzione dei cittadini ma soprattutto dei giovani:

Stiamo uscendo dal tunnel ma bisogna fare attenzione e seguire le indicazioni di prevenzione al contagio. Ricordo che abbiamo 1800 persone morte in Veneto, 528 in provincia di Verona, abbiamo avuto oggi 120 persone ricoverate in provincia di Verona. Ricordiamo di questi numeri, vedo persone a Verona, Padova, Venezia e ovunque che creano assembramenti. Quello che stiamo correndo è un grande rischio, rischiamo di ritrovarci alla situazione di prima. E' tanta la tensione che abbiamo passato noi, dai familiari delle persone ammalate. Ci giochiamo il nostro futuro, nei prossimi giorni ci giocheremo anche l'economia se andiamo avanti così. Se stiamo bevendo lo spritz felici nel locale ci dobbiamo ricordare che, se continuiamo con gli assembramenti saremo costretti a chiudere nuovamente tutto e anche quel locale dovrà chiudere se si ritroverà costretto a chiudere per altro tempo. E' indispensabile indossare la mascherina sempre quando si esce, mantenere il distanziamento sociale e indossare i guanti o usare il gel igienizzante”.

La testimonianza dal Magalini

La dottoressa Simonetta Marchiotto ha portato la sua testimonianza direttamente dall'ospedale Magalini di Villafranca:

A Villafranca dal 18 marzo il Magalini è stato dichiarato ospedale Covid. In rianimazione avevamo solo pazienti Covid, da 3 pazienti presenti al 18 maggio, in tre giorni siamo passati a 20 pazienti, saturando la terapia intensiva e le sale operatorie. I pazienti erano di età compresa dai 45 anni a massimo 72 anni, però il 90% delle persone arrivavano da noi ed erano lucide, sveglie e respiravano malissimo. Prima di addormentarli gli spiegavamo la procedura e loro ci chiedevano perché fosse successo tutto questo, il motivo per cui si trovavano lì. Era difficile. Abbiamo sempre fatto parlare i pazienti con i familiari prima di farli addormentare in modo tale da creare un legale anche se virtuale”.

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