La denuncia

Nuova aggressione al reparto di Psichiatria di Borgo Trento: distrutte porte e arredi, ferita un’infermiera

FP Cgil: “La sicurezza non è un lucchetto ma un’organizzazione adeguata del servizio sanitario”

Nuova aggressione al reparto di Psichiatria di Borgo Trento: distrutte porte e arredi, ferita un’infermiera

Ancora un episodio di violenza in corsia all’ospedale di Borgo Trento a Verona. Mercoledì sera, 8 ottobre 2025, un paziente con problemi di tossicodipendenza ha dato in escandescenze nel reparto di Psichiatria Spdc 1, distruggendo porte e arredi, e ferendo lievemente un’infermiera al piede. Il paziente, già noto per comportamenti simili, è riuscito a scardinare la porta d’ingresso nonostante le spranghe di rinforzo, per poi fuggire.

Nuova aggressione al reparto di Psichiatria di Borgo Trento

“È l’ennesimo episodio che va ben oltre i rischi del mestiere”, denuncia Antonio De Pasquale, segretario generale Fp Cgil Verona. “Parliamo di un soggetto recidivo che continua a entrare e uscire dal reparto.

La legge che inasprisce le pene per le aggressioni al personale sanitario evidentemente non viene applicata. Così si alimenta un devastante senso di impunità”.

I dati forniti dall’Aoui confermano l’allarme: nei primi sei mesi del 2025 si contano 82 aggressioni al personale, di cui 16 fisiche e 25 miste fisico-verbali, con 13 infortuni. Nel 2024 erano state 196, in aumento rispetto alle 182 del 2023 e alle 142 del 2022.

Il responsabile sanità della Fp Cgil, Simone Mazza, sottolinea che a giorni partirà la sperimentazione dei dispositivi anti-aggressione nei pronto soccorso, ma chiede di estendere la misura anche ai reparti psichiatrici, alle Rems e ai centri di salute mentale.

“Il problema – aggiunge – è strutturale: manca la presa in carico del disagio sul territorio e i casi più complessi finiscono per gravare sugli ospedali”.

Il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura di Borgo Trento è infatti l’unico operativo h24 per tutto il territorio veronese, accogliendo i pazienti più problematici provenienti anche da Rems, carcere di Montorio e ospedale di San Bonifacio, dove il servizio psichiatrico è chiuso nelle ore notturne e nei festivi.

“La sicurezza non si garantisce con i lucchetti o con leggi sulla carta – concludono De Pasquale e Mazza – ma con un servizio pubblico dimensionato, personale sufficiente e una rete territoriale efficiente. Serve rispetto per i lavoratori della sanità, che passa anche da contratti dignitosi e stipendi allineati agli standard europei”.