Nuovo processo per Don Piccoli: "Non è stato un omicidio e lo dimostreremo"
Dopo dieci anni dall'accusa, nel nuovo processo si deciderà se la morte di Don Giuseppe Rocco sia stata dovuta a cause naturali o se dietro si nasconda veramente un omicida
A Mestre si è conclusa ieri mercoledì 21 febbraio 2024 la prima udienza per il nuovo processo disposto dalla Cassazione per il presunto omicidio del prelato 92enne Giuseppe Rocco, ex parroco della chiesa di Santa Teresa. Unico imputato dell’omicidio è il sacerdote di origini venete, ma molto conosciuto in Abbruzzo, il 56enne Paolo Piccoli. Questi si è sempre dichiarato innocente e il suo avvocato continua a ribadire la sua estraneità alla morte del prelato.
Nuovo processo
Don Giuseppe Rosso è stato trovato senza vita nella Casa del Clero di Trieste il 25 aprile 2014, dove era in corso un seminario si sacerdoti pensionati. In quel giorno, la perpetua Eleonora Laura DI Bitondo fu la prima a scoprire il cadavere del prelato e anche la prima ad accusare don Piccoli, il quale è stato a lungo in servizio alla Diocesi dell’Aquila e nelle parrocchie di Rocca di Cambio.
Secondo l’autopsia, Don Giuseppe Rocco sarebbe stato soffocato e strangolato: a riprova di ciò è stata rinvenuta la frattura dell’osso ioide. Don Piccoli inizialmente fece la sua entrata nell’inchiesta in veste di testimone chiave in quanto fosse il vicino di stanza del prelato ucciso.
Successivamente poi, la sua posizione è cambiata passando da indagato a essere imputato. In base alla ricostruzione dei fatti, Don Piccoli avrebbe avuto come movente il furto di alcuni oggetti sacri.
La condanna del 2021
Così nel 2017, Don Piccoli è stato mandato a processo per omicidio volontario. L’11 giugno 2021, la Corte d’Assise d’appello a Trieste condannava il sacerdote a 21 anni e 6 mesi di reclusione.
Tuttavia nel marzo 2023 la Corte Suprema ha annullato la condanna in secondo grado, accogliendo il ricorso dell’avvocato Vincenzo Calderoni del Foro dell’Aquila.
Il motivo del ricorso sarebbe stata l’applicazione del principio di un diritto in riferimento alla prova tecnica: nello specifico le indagini condotte dal Ris di Parma sulle tracce di sangue e l’autopsia non sarebbero state ammissibili perché irripetibile, mentre gli esperti legali della parte di Don Piccoli non erano stati avvisati.
"Questo processo - spiega Calderoni, avvocato di Don Piccoli assistito anche dall'avv. Alessandro Filippi - nasce a Trieste. Il primo grado viene celebrato alla Corte d’assise di Trieste che ritenendo che la perizia fatta da Costantini, consulente del PM, doveva essere chiarita, nominò due periti il dottor Claudio Rago e il dottor Aldo Morra, affidando loro dei quesiti specifici: stabilire se le ferite sul corpo di don Rocco erano escoriazioni avvenute prima o dopo le morte perché, considerata inizialmente morte naturale, la salma è stata maneggiata senza nessuna cautela. E soprattutto l’autopsia venne fatta senza le prudenze opportune come un tac prima di mettere le mani e verificare che ci fossero già delle fratture. Quindi venne rimandata a questi periti dalla Corte d’Assise di Trieste l’effettuazione di alcune prove istologiche e la difesa si è avvalsa della consulenza del professor Pagliaro di Verona per capire se le ferite erano antemortem o postmortem.
I nostri periti hanno sostenuto che i segni tanatologici non consentivano di affermare che quelle lesioni erano avvenute prima della morte, se non che la testimonianza dei nostri periti non è stata ammessa. La difesa è insorta a fronte di questa ordinanza, abbiamo poi proposto appello anche nello specifico di questo punto, ma la corte di Trieste ha convalidato la sentenza senza ammette i nostri consulenti.
In Cassazione hanno detto che c’è stato un vulnus, avevamo diritto che i nostri periti venissero ascoltati creando una nullità nel processo e quindi ha annullato la sentenza. Noi in cassazione siamo andati per quattro motivi: un primo è stato rigettato, il secondo motivo è stato questo della perizia e la violazione del diritto di difesa che è stato accolto e in virtù di questo la sentenza è stata annullata. Il terzo e quarto motivo sono stati assorbiti nell’annullamento di questo secondo motivo, di conseguenza la cassazione dice di rifare completamente il processo accertando ulteriori elementi come movente, autore e dinamica e ha demandato questo compito alla Corte d’Assise di Venezia.
I nostri consulenti insieme ai periti del tribunale hanno fatto le prove istologiche nei dintorni della frattura dello ioide per vedere se c’erano segni di vitalità, che tipi di tessi vi sono, e secondo la nostra difesa non ci sono segni di rottura pre-mortem in quanto non ci siano tracce di globuli rossi rilasciati degli strati sanguini. Pagliaro dice: 'Tracce istologiche certe non ce ne sono', inoltre le modalità dell’autopsia, cioè svellere a forza dall’interno della salma il blocco laringofaringeo riporta solitamente rotture evidenti, dunque prima di ciò si sarebbe dovuta fare una tac dell’osso.
La Cassazione il 7 marzo ha convocato i nostri periti così potranno dire ciò che è successo su questo punto. Abbiamo ottime speranze si arrivare a una soluzione positiva e che si riesca ad avere giustizia."
“Don piccoli è sempre stato presente e anche oggi è stato presente. Credo che don piccoli abbia una forza che deve venire da qualcosa di diverso dall’ordinario. È rimasto molto dietro in questo periodo perché c’era questa accusa con cui doveva fare i conti".