Padre Salvatore Marrone di Mozzecane da 30 anni di missione in Sudan
"I momenti più difficili? In guerra si è impotenti e l’unica cosa che si può fare è essere empatico".

Padre Salvatore Marrone di Mozzecane da 30 anni di missione in Sudan. "I momenti più difficili? In guerra si è impotenti e l’unica cosa che si può fare è essere empatico".
Padre Salvatore Marrone di Mozzecane da 30 anni di missione in Sudan
Un luogo di nascita che già sapeva di destino, di aerei presi per volare lontano dall’Italia aiutando il prossimo. L’otto luglio 1958 cominciava la storia di padre Salvatore Marrone, comboniano, venuto al mondo al «Villaggio Azzurro» dell’Aeronautica Militare di Villafranca. Dalla casa degli aviatori, la storia di padre Salvatore si è poi dipanata attraverso l’Inghilterra e l’Egitto, fino al Sudan.
Nato tra gli avieri
«Sono rimasto al villaggio dell’Aeronautica fino a 11 anni, quando mi sono poi trasferito con la mia famiglia a Mozzecane, dove ancora oggi abito. E’ stato proprio a Mozzecane che ha cominciato a svilupparsi in me la decisione di intraprendere il percorso di missionario», parte a raccontare. In paese, negli anni della giovinezza di padre Salvatore, operava come coadiutore al Tormine don Armando Faccioli, «una figura fondamentale per me, al pari di mia sorella, anche lei missionaria comboniana che mi ha fatto avvicinare a questa esperienza».
Il noviziato
Il percorso di studi di padre Salvatore è passato da Padova a Firenze, fino al noviziato nel varesotto. «Ho poi trascorso quattro anni in Inghilterra, durante i quali ho studiato e approfondito la teologia, per poi essere ordinato il 12 settembre 1987 a Mozzecane. Dieci giorni dopo, il 22 settembre, ero già in Egitto per studiare l’arabo, in previsione della mia partenza per il Sudan, dove avevo chiesto di essere trasferito per la mia missione».
La prima missione e quella napoletana
Dal 5 luglio 1989, pochi giorni prima del suo trentunesimo compleanno, padre Salvatore opera nella capitale dello stato africano, Khartoum, pur avendo trascorso alcuni periodi lontano dal Paese, per seguire diversi corsi formativi e di preparazione per la formazione ai seminaristi tra Roma, ancora Inghilterra e Sudafrica. «Un’esperienza molto forte l’ho vissuta poi a Castel Volturno, nel napoletano, in un centro d’accoglienza - racconta - Lì ho visto molta più diffidenza nei confronti degli italiani piuttosto di quanto accade invece in Africa. E’ molto più complicato riuscire a guadagnarsi la fiducia della gente, ma ho anche visto come i figli di immigrati, nati e cresciuti da noi, si sentano italiani e non “stranieri”, e per questo soffrono molto quando non si sentono accettati da noi».
Padre Marrone oggi
Oggi l’impegno di padre Salvatore Marrone prosegue in una delle più grandi parrocchie dello stato sub-sahariano. «Ci focalizziamo sul dialogo tra religioni e culture diverse, creando ponti e dando priorità all’evangelizzazione tramite educazione e promozione umana – spiega – Per noi comboniani è essenziale la formazione, così come il dialogo ecumenico». Infine, i momenti più belli e quelli meno belli di trent’anni di vita e missione in Sudan: «E’ bello quando si è con la propria gente, quando perdono il senso del colore e non ti vedono più come un bianco, ma come uno di loro, come il loro pastore. E’ invece più difficile – conclude – quando di fronte a situazioni di guerra vi è l’impossibilità di aiutare il prossimo, e l’unica cosa che si può fare è essere empatico».