Caprino Veronese

Papà e nonni chiedono aiuto a Mattarella: “Bimbo di 5 anni in Ucraina, la mamma non vuole portarlo in Italia”

Il piccolo vive con la mamma in zona di guerra, a Donetsk, nel Donbass in Ucraina dove attualmente c'è un conflitto che dura da anni e che ha causato oltre 20.000 morti.

Papà e nonni chiedono aiuto a Mattarella: “Bimbo di 5 anni in Ucraina, la mamma non vuole portarlo in Italia”
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Sono preoccupati per la salute del piccolo di 5 anni che attualmente vive a nella Repubblica Popolare di Donetsk con la mamma che, nonostante il clima di guerra, non vuole portarlo in Italia.

Bimbo di 5 anni in Ucraina, la mamma non vuole portarlo in Italia

R.M. ha solo 5 anni e vive da tempo in zona di guerra, a Donetsk, nel Donbass in Ucraina dove attualmente c'è un conflitto che dura da anni e che ha causato oltre 20.000 morti. I nonni (nella foto di copertina) e il papà sono preoccupati per il piccolo e hanno più volte chiesto alla mamma di portarlo in Italia, per tenerlo al sicuro e lontano dalla guerra. Ogni richiesta però è stata vana e tutti insieme hanno deciso di chiedere aiuto al Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella. Nonno Marcello ha spiegato:

“L’ultima residenza in Italia di nostro nipote è stata a Caprino Veronese e il piccolo è cittadino italiano a tutti gli effetti. Mio figlio ha conosciuto sua moglie in Ucraina e si erano sposati là, lei non ha però mai mostrato particolare amore per l’Italia tant’è che quando il piccolo aveva 3 mesi l’ha portato con sé in Ucraina contro il nostro parere e anche il pediatra glielo aveva sconsigliato. Il bambino ora vive da più di quattro anni nella Repubblica Popolare di Donetsk con la madre che non vuole tornare in Italia, nonostante le abbiamo palesato le nostre preoccupazioni”.

È da anni che papà e nonni non possono riabbracciare il piccolo. Gli unici contatti che hanno sono solo le videochiamate tramite WhatsApp, che sono comunque difficili dato che il bambino non parla in italiano. Nonno Marcello prosegue spiegando:

“Sia noi che nostro figlio siamo frustrati e molto preoccupati per questa situazione. Abbiamo scritto al Consolato Italiano in Ucraina, più volte, senza per il momento ottenere risposta alcuna. L’ultima volta che abbiamo visto il bambino è stato nel 2018. Nel corso degli anni la mamma ha inoltre divorziato, a mio figlio è arrivata una lettera scritta in russo dove veniva notificato il divorzio. Già questi due anni di pandemia ci avevano bloccato e non sapevamo bene come muoverci, ora siamo ancora più preoccupati data la situazione di guerra della zona di Donbass. Abbiamo contatto chiunque e in questa situazione ti senti del tutto impotente, è esasperante. Ora mio figlio è anche stato bloccato su WhatsApp dalla mamma del bambino e noi vogliamo riuscire a far sentire la nostra voce e chiedere aiuto. Il nostro interesse principale è la sicurezza del nostro amato nipote. Sapere che si trova sulla sulla linea di confine del fronte ci mette apprensione e ansia”.

“Mattarella, che cosa possiamo fare?”

Nella speranza di riuscire ad avere un aiuto concreto, i nonni hanno inviato una lettera a chiedere aiuto al Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella e nonno Marcello ha spiegato:

“Ci è statta recapitata la ricevuta di ritorno della lettera che abbiamo inviato a Mattarella, questo significa che l’ha ricevuta, ora speriamo che possa presto risponderci e magari darci un aiuto”.

Ecco la lettera che i nonni e il papà hanno inviato a Mattarella:

“Illustrissimo Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella,
come cittadini italiani siamo sinceramente sollevati dal fatto che Lei sia ancora il Nostro Presidente. Pensiamo che questa carica istituzionale comporti grandi sacrifici anche a livello personale, con meno disponibilità da dedicare ai Suoi familiari e nipoti.
E proprio come nonni ci rivolgiamo a Lei, per avere un consiglio. Nostro nipote, dell'età di cinque anni, vive da tempo in zona di guerra, a Donetsk, nel Donbass dalla parte filorussa, dove attualmente c'è un conflitto che dura da anni e che ha causato oltre 20.000 morti”.

La lettera poi prosegue:

“È da anni che non possiamo riabbracciarlo e tenercelo vicino almeno per un certo periodo.
Sia noi che nostro figlio siamo frustrati e molto preoccupati per questa situazione. La madre del bambino rifiuta in modo categorico di venire in Italia, dove il bambino è nato: egli è quindi cittadino italiano a tutti gli effetti. Abbiamo scritto al Consolato Italiano in Ucraina, più volte, senza per il momento ottenere risposta alcuna.
Caro Presidente, cosa ci consiglia di fare?
Ci sentiamo impotenti. Vivendo il bambino nella 'Repubblica Popolare di Donetsk', uno stato non riconosciuto a livello internazionale e quindi senza nessun punto di riferimento a livello istituzionale, non sappiamo a chi rivolgerci.
Abbiamo pensato di portare a conoscenza direttamente la Farnesina, l'Unità di Crisi e di scrivere alle maggiori testate giornalistiche.
Senza rubarLe altro tempo gradiremmo ricevere da Lei un Suo autorevole parere in merito a questo periodo che stiamo affrontando. Quali le soluzioni che ci consiglia percorrere?”.

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