L'incontro

Peste suina africana, focolai alle porte di Verona. Coldiretti: "Virus che mette a rischio la filiera suinicola"

"Nord del Paese è assediato dalla PSA: bisogna allargare la caccia ai cinghiali. La filiera suinicola italiana vale circa 13 miliardi di euro e coinvolge 100.000 posti di lavoro e 10 milioni di animali allevati"

Peste suina africana, focolai alle porte di Verona. Coldiretti: "Virus che mette a rischio la filiera suinicola"
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Nella giornata di mercoledì 9 aprile 2025, a Sona, si è tenuto un incontro per parlare della peste suina africana (Psa) che sta raggiungendo livelli allarmanti nel Nord Italia.

Coldiretti Verona

L'incontro di mercoledì, organizzato dalla Regione Veneto, si è tenuto nel Centro Servizi di Coldiretti ed erano presenti: Oscar Da Rold, Coordinatore Operativo delle Polizie Provinciali per il contenimento dei cinghiali; Pietro Salvatori, dirigente regionale di Agroambiente; Ivano Confortini, Responsabile della gestione faunistico venatoria e della pesca della Regione Veneto; Damiano Cappellari, Comandante della Polizia provinciale di Verona; Massimo Sauro, Responsabile del settore fauna selvatica di Coldiretti Verona; Alex Vantini, Presidente di Coldiretti Verona.

Inoltre, tra il pubblico hanno partecipato anche i rappresentanti degli Ambiti Territoriali di Caccia, dei Comprensori alpini e degli istituti venatori privatistici interessati al problema della gestione dei cinghiali.

Di fatto, ci sono stati dei casi accertati anche nella provincia veronese a 80 chilometri dalla Città e da Rovigo. Per il momento le Regioni più colpite sono: l'Emilia Romagna, la Liguria, il Piemonte e la Lombardia. Infatti, si sono registrati centomila maiali abbattuti solo nel 2024.

La Psa non è contagiosa per l'uomo, ma sta pesando sulla filiera dell'allevamento, soprattutto poiché anche i cinghiali possono essere infettati, diffondendo così la malattia molto velocemente. Ad oggi, si pensa che gli animali infetti in Italia siano 2,3 milioni circa e perciò bisogna agire per limitare le infezioni agli altri suini.

Il Presidente di Coldiretti Verona è intervenuto affermando:

“La propagazione del virus sta mettendo a rischio non solo la salute animale, ma l’intera filiera suinicola del nostro Paese dato che nelle regioni colpite la crisi perdura da quasi tre anni e sta portando molte aziende sull’orlo del collasso.

Quello suinicolo è un settore cruciale per l’economia nazionale e per la tutela delle nostre produzioni di qualità se si pensa che la filiera suinicola italiana vale complessivamente circa 13 miliardi di euro e coinvolge 100.000 posti di lavoro e 10 milioni di animali allevati (elaborazione Ismea su dati Istat 2023). Nella sola provincia di Verona gli allevamenti suini sono circa 150 di cui l’80% destinati all’ingrasso per un totale di 310.000 suini prodotti annualmente.

Bisogna allargare la caccia ai cinghiali superando le limitazioni vigenti, anche se va dato atto all’impegno fin qui profuso dalla Regione, attuando un piano di contenimento efficace in grado di prevenire l’ulteriore diffusione della malattia nelle province non ancora colpite.

Nel 2024 in Veneto sono stati abbattuti 6mila cinghiali, di cui 2mila nella provincia veronese, ma per rendere il contenimento efficace si punta ad arrivare al più presto a 13.400 abbattimenti in tutta la regione. È ora più che mai fondamentale dare continuità alla collaborazione già in atto con le associazioni venatorie sia per salvaguardare il comparto agricolo ma anche per valorizzare la stessa attività venatoria nel suo aspetto più ludico”.

Peste suina africana

I suini infetti potrebbero non mostrare alcun sintomo della malattia fino alla morte improvvisa o, in alcuni casi: febbre elevata, perdita di appetito, emorragie cutanee soprattutto alle estremità e alle orecchie, fino alla morte dai 2 ai 10 giorni dal contagio. Fortunatamente la Psa non può colpire gli esseri umani, nemmeno se si dovesse ingerire la carne di un animale malato. Ma l'infezione tra suini avviene per via oro-nasale o se dovessero ingerire della carne infetta.

Di fatto, il virus può resistere nelle carcasse degli animali anche dai 3 ai 6 mesi, ma se la carne venisse cotta ad almeno 70 gradi non ci dovrebbero essere problemi poiché il virus si disattiverebbe.

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