Pianista prodigio: il debutto in Arena a 17 anni

Il villafranchese Niccolò Spolettini: «Se devo dire la verità è stato più difficile suonare durante alcuni saggi di fine anno, piuttosto che nell’anfiteatro veronese»

Pianista prodigio: il debutto in Arena a 17 anni
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Il villafranchese Niccolò Spolettini: «Se devo dire la verità è stato più difficile suonare durante alcuni saggi di fine anno, piuttosto che nell’anfiteatro veronese»

Ha 20 anni da un giorno, il suo compleanno è caduto ieri venerdì 13 ottobre, e si è già esibito all’Arena, tre anni fa. Il pianoforte è un’appendice di cui non può fare a meno, un pezzo irrinunciabile della sua vita per Niccolò Spolettini, giovane villafranchese al primo anno di Conservatorio dopo un diploma al liceo scientifico conseguito all’istituto Enrico Medi. Suona da quando aveva 9 anni. In famiglia la musica è sempre stata presente, ma a convincerlo a suonare le prime note è stato il fascino dell’oggetto, come racconta: «Mio fratello Pietro, più grande di me di tre anni, aveva già iniziato a suonare - racconta - quindi i miei hanno portato a casa un bellissimo pianoforte con delle decorazioni in stile liberty da cui io da piccolo ero affascinato. Amavo osservarle da vicino e così, stando accanto a mio fratello, ho iniziato ad imitarlo mentre faceva le sue prime scale».

Da un’esperienza estetica è nata una passione profonda, che ha portato Niccolò in pochi anni a raggiungere un obiettivo che per molti musicisti è destinato a rimanere un sogno per tutta la vita. L’undici ottobre del 2014 Niccolò ha aperto un concerto all’Arena, «Rock loves Chopin», in cui ha rappresentato l’alter ego del compositore polacco naturalizzato francese in giovane età. Al centro delle ciclopiche e antiche mura di uno dei templi internazionali della musica, nel silenzio totale del pubblico, avvolto dal fumo creato con il ghiaccio secco, Niccolò, solo con il suo pianoforte, ha eseguito un valzer di Chopin senza lasciarsi fermare dall’emozione. «Se devo dire la verità è stato più difficile suonare durante alcuni saggi nelle scuole di musica, rispetto a suonare nell’anfiteatro veronese. Mentre in sale più ristrette il contatto con il pubblico è inevitabile e basta il flash di una fotocamera o un movimento su una sedia per attrarre l’attenzione di chi suona, in Arena è stato come se suonassi da solo. Non vedevo il pubblico. L’unica difficoltà è stata la paura che le mie dita scivolassero sui tasti per via della patina di umidità che vi si era formata, ma per fortuna è andato tutto bene».

A sceglierlo per l’importante evento sono stati proprio gli organizzatori. «Federica Andreoli e Michele Calì, due produttori cinematografici che hanno curato l’evento, erano presenti durante una mia esibizione per le scuole della provincia a Castelvecchio. In quell’occasione, fatalità, suonavo proprio Chopin e dato che loro erano alla ricerca di un ragazzo che lo impersonasse nello spettacolo, mi hanno avvicinato e proposto di partecipare. E’ stata una grande emozione» ricorda Niccolò. Il giovane pianista non si limita però a eseguire i brani dei suoi compositori preferiti, che oltre a Chopin sono Schubert, Schumann, Beethoven e Rachmaninov, ma possiede anche una vena creativa. Infatti ha composto dei brani di sua invenzione. I primi tentativi in questo senso risalgono a quando aveva solo 12 anni.

«Si trattava di brani senza una struttura, ma poi sono riuscito a fare di meglio. In alcuni casi il compositore veronese Giannantonio Mutto ha corretto le mie partiture». Una di queste composizioni è stata eseguita in pubblico, prima al liceo Maffei di Verona e poi anche al palazzo della Granguardia. «E’ stata l’esperienza più emozionante dopo l’Arena - racconta - Noi studenti abbiamo creato da zero uno spettacolo in occasione del Giorno del ricordo. Rachele Pesce ha scritto la sceneggiatura e io le musiche. Ognuno ha fatto del suo meglio senza sovrastare l’altro. E’ la metafora dell’orchestra come società ideale, in cui si imparano libertà e responsabilità».