Preti e pedofilia, un mosaico da brividi

Sotto la lente la piega della pedofilia nelle parrocchie

Preti e pedofilia, un mosaico da brividi
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Sotto la lente la piega della pedofilia nelle parrocchie

Un mosaico da far rabbrividire, che unisce e divide un paese intero. Dalla Calabria al Veneto, casi, denunce, segnalazioni che perdurano da anni se non decenni. Rinvii a giudizio e rigetto di ricorsi, senza riuscire a tracciare le linee di un fenomeno sempre più dilagante. 

In Calabria, precisamente in un paesino vicino a Reggio c'è don Antonello Tropea. Nel marzo 2015 viene trovato dalla polizia in un'auto con un diciassettenne conosciuto grazie alla applicazione Grindr. Venti euro il costo della prestazione richiesta. Eppure nonostante le indagini il don continua a fare il parroco. 

Sempre in Calabria, nella diocesi di Locri, c'è il vescovo Francesco Oliva, sospeso per quattro anni, nel 2011, per "abuso di minore con l'aggravante di abuso di dignità o ufficio. 

Ad Ostuni, c'è Franco Legrottaglie, condannato nel 2000 per atti di libidine violenta su due ragazzine, mai sfiorato da processi di stampo terreno, per lui non rimane che la giustizia divina. Pochi mesi fa è stato pizzicato con migliaia e migliaia di immagini pedopornografiche  gelosamente custodite nella memoria del suo notebook. 

A Catania c'è un sacerdote che l'anno scorso avrebbe minacciato con un coltello alla schiena un 15enne costringendolo a rapporti sessuali. Si aggiunge don Siro Invernizzi, che nel 2013 è stato mandato dal vescovo di Como a fare il viceparroco vicino Varese, nonostante i due anni con la condizionale per aver approcciato in strada un ragazzino rom di tredici anni. Un elenco ancora lungo e che comprende un altro sacerdote rinviato a giudizio nel luglio dell'anno scorso per molestie a 3 ragazzine, a cui avrebbe rivolto attenzioni intime. 

Tra indagati, molti e condannati, pochi,  sono oltre 200 i sacerdoti italiani denunciati per atti sessuali con adolescenti. Molti di più di quelli scoperti dal Boston Globe con l'inchiesta Spotlight del 2002, di cui è stato girato anche un film. 
Uno scandalo che in Italia è ancora ben nascosto, a differenza del resto del mondo, dove la gente denuncia, insiste e porta i colletti in tribunale, davanti alla legge, affinchè paghino per quanto compiuto. 

Il problema? Ancora oggi il Vaticano non prevede che sacerdoti e vescovi abbiano l'obbligo di denunciare i colleghi maniaci alla giustizia ordinaria. E i casi gestiti dalla Congregazione preposta restano segretissimi. 

A Cremona don Mauro Inzoli nel 2016 è stato condannato in primo grado a 4 anni e nove mesi di carcere. Spretato da Ratzinger ha fatto appello e l'ha vinto. Si, l'ha vinto.  

Insabbiare e non nominare. Queste le parole d'ordine. Da Palermo, a Torino, a Verona, a Sirmione.

Qualche mese fa proprio a Sirmione si è svolta una manifestazione importante sul tema. Il caso era esploso nel 2009, quando gli ex allievi dell’istituto per sordomuti avevano denunciato alla stampa, dopo tre anni di contatti infruttuosi con la Curia di Verona, gli abusi subiti da preti pedofili dell’istituto. La risposta della Curia di Verona fu inizialmente veemente, con il Vescovo di Verona che diede agli accusanti dei calunniatori. Il Vaticano chiese però alla Curia veronese di istituire una commissione di indagine con il compito di ascoltare i sordi vittime di violenze e, dopo la chiusura dei lavori della commissione, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha ammessocasi di abusi sui piccoli sordomuti. Le denunce dell’Associazione Sordi Provolo portarono la Curia a chiedere perdono alle vittime, ammettendo «lunghezze forse eccessive» nelle indagini e le grandi complicazioni scaturite dal molto tempo passato fra i fatti e la denuncia: alcuni religiosi erano già stati dimessi dall’Istituto, altri deceduti. Ma le indagini ci sono state, condotte dal laico dottor Sannite, ex presidente del tribunale di Verona.

Cinque i religiosi che, nel 2012, erano ancora vivi e appartenenti all’Istituto fra quelli accusati: don Eligio Piccoli, don Rino Corradi, don Danilo Corradi, don Agostino Micheloni e frate Lino Gugole. Don Eligio, 84 anni ai tempi dell’indagine, è stato sanzionato dalla Santa Sede con «precetto penale», che comporta «una vita unicamente dedita alla preghiera e alla penitenza, il divieto di qualsiasi contatto con minori, sorveglianza da parte di responsabili indicati dal Vescovo». Per don Danilo Corradi, «le accuse non risultano provate ma, stante il dubbio, la Santa Sede ha formulato una formale ammonizione canonica, che comporta una stretta vigilanza da parte dei responsabili». Ammonizione canonica anche per Don Agostino Micheloni e don Rino Corradi. Frate Lino Gugole era invece affetto da Alzheimer, del tutto incapace di intendere e volere, non è stato sanzionato.

«Ad oggi - chiudono il loro comunicato le vittime degli abusi - i preti responsabili degli abusi vivono tranquillamente ancora nell’istituto Antonio Provolo di Verona o in Argentina. Noi continuere a chiedere giustizia affinchè chi ha commesso detti crimini che hanno rovinato la vita di tante persone sorde, vengano inchiodati alle proprie responsabilità».

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