Quando le domeniche calcistiche erano al Castello
La squadra immortalata nel 1955 all’interno delle mura riporta alla memoria i tempi in cui centinaia di persone assistevano alle partite sedute sui gradoni di terra
La squadra immortalata nel 1955 all’interno delle mura riporta alla memoria i tempi in cui centinaia di persone assistevano alle partite sedute sui gradoni di terra
Prima che a Villafranca venissero costruiti gli impianti sportivi, a calcio si giocava all’interno delle mura del suo monumento principale.
Sembra incredibile che in quello che oggi è il silenzioso cortile interno del Castello scaligero, un tempo i ragazzi corressero dietro a un pallone di cuoio sotto gli occhi di più di mille spettatori, che osservavano le azioni seduti sui gradini naturali formati allora dalle balze di terra lungo un tratto del perimetro delle mura.Villafranca all’epoca la domenica si dava appuntamento dentro al castello, come raccontano ancora nei bar: «Il prato all’interno del castello era vissuto, soprattutto dai giovani villafranchesi».
E così possiamo immaginare come le mura perimetrali echeggiassero di cori ed esultanze ogni volta che il Villafranca scendeva in campo. Nella foto c’è una testimonianza di quell’epoca: una generazione di giovani atleti villafranchesi, con qualche valeggiano tra le fila, infatti la squadra era stata per un po’ a Valeggio, prima di tornare al Castello con il nuovo nome di «Aquila».
Fra loro maestri di scuola come Angelo Negrin e Natale Benassuti e chi ha continuato a giocare, come dilettante oppure nei campionati dalle Serie C, come Giovanni Massagrande detto Cecè, fino ad arrivare alla A, in cui hanno giocato Cesare Franchini e Orfeo Bellesini (il secondo da sinistra nella foto). «Nostro zio era chiamato “Venezia” - spiegano i titolari dell’edicola Bellesini - perché proprio in quella squadra giocò nella massima Serie. Giocò anche nel Verona in serie B. Ricevette i complimenti di Vittorio Pozzo, allenatore della nazionale italiana, e stava per essere acquistato dal Milan, ma scoppiò la Guerra Mondiale e andò in Russia».Nella foto anche due dei suoi fratelli: Danilo, che è stato uno dei pilastri della rivista Aurora, e Valerio. A destra il presidente della squadra Antonio Gasparini, e poi un Dalfini e Biolo, instancabile mediano che nella vita faceva il metalmeccanico. Nella foto, acquistata da Diego Fasoli titolare del bar Duomo da un antiquario che l’ha trovata a Soave, non c’è solo uno straordinario pezzo della storia calcistica villafranchese, ma uno spaccato di vita.