Radio Mozzecane, 25 anni fa chiudeva la storica emittente

Uno dei fondatori, Terenzio Monfardini, parla di cosa ha rappresentato per tutto il paese quel progetto radiofonico

Radio Mozzecane, 25 anni fa chiudeva la storica emittente
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Uno dei fondatori, Terenzio Monfardini, parla di cosa ha rappresentato per tutto il paese quel progetto radiofonico

Era il settembre del 1979. Il mondo si accingeva ad abbattere il «muro» della rockstar Pink, protagonista del capolavoro pink floydiano «The Wall», ballava sulle note della discomusic di Donna Summer e Gloria Gaynor, che con il suo manifesto musicale sulla sopravvivenza conquisterà il più grande airplay della stagione radiofonica.

In Italia, dopo essere stati «scarrozzati» da un circense Renato Zero per quasi un'estate intera, ci si scandalizzava alle licenziose provocazioni dell'America nanniniana. In un piccolo paese in provincia di Verona, un pugno di ragazzi, finita la scuola, corre in strada e si precipita in via Duca degli Abruzzi, dove un appartamento ospita la sede dell'emittente che inaugurerà l'attività radiofonica locale: Radio Mozzecane. Nessuno di loro rincorreva palloni a suon di calci, la loro passione girava su un piatto dov'era una sottilissima puntina a leggere i solchi dei loro sogni.

E per i dieci anni successivi, alla frequenza 97.3, furono loro, i pionieri disc jockeys, a fare della musica una delle principali attività ricreative per i giovani del paese. Terenzio Monfardini, la testa piena di idee e «Ciao 2001» sotto il braccio, fu uno di quei ragazzi. Forse il primo. «Avevamo due studi di registrazione dotati di macchinari ed apparecchiature all' avanguardia, – racconta Terenzio – oltre ad una sala riunioni dove settimanalmente ci radunavamo per programmare il palinsesto. Muniti di antenna e trasmettitore, coprivano con le nostre frequenze diversi chilometri. I dischi, però, erano molto costosi. Un costo che riuscivamo a coprire parzialmente con la vendita degli spot pubblicitari ma in particolar modo grazie al contributo delle botteghe del paese, che si mostrarono disponibili e collaborative fin dall'inizio del progetto.

Eravamo figli di “Bandiera Gialla”, della freschezza di “Per Voi Giovani” e dell'irriverenza di “Alto Gradimento”, volevamo fare della radio uno strumento di aggregazione sociale, non solo per gli appassionati ma soprattutto per i giovani. Nonostante le scarsità di risorse e la notevole sperimentalità dell'iniziativa, siamo riusciti fin dal suo avviamento, complice l'entusiasmo giovanile e l'incondizionata passione per la musica, ad essere ben organizzati e far convergere, all'interno della nostra programmazione, generi e contenuti diversi, grandi classici e hits del momento.

Trasmettevamo di tutto, dal pop italiano ed internazionale al rock progressivo che proprio in quegli anni si stava diffondendo, dai protagonisti della scena cantautorale italiana alla musica classica. Un palinsesto ricco ed estremamente variegato, che sapeva accogliere, alternare ed amalgamare sapientemente “musica colta” e tendenze underground. Oltre ai programmi tematici, dedicati ad un singolo genere musicale, avevamo anche il radiogiornale.

Ogni giorno la signora Lorenzina, ligia e mattiniera, una volta alzata, leggeva con attenzione il quotidiano e registrava a casa le notizie più significative che avremmo poi trasmesso all'ora di pranzo con, a corredo, la ricetta del giorno. A seguire, alle 13, c'era l'immancabile appuntamento con lo spazio dediche. Un altro programma molto seguito era “Assieme dopocena”, trasmesso dalle 20 alle 22. Tra storie e segnalazioni, consigli e confidenze , abbiamo prestato ascolto e dato voce ad una comunità che si è così aperta, raccontata, e non solo. Da quel programma sono nate amicizie e storie d'amore che ora sono tinte d'argento».

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