Risarcito Beppino Englaro, papà di Eluana, dalla Regione

La Lombardia verserà oltre 160mila euro a titolo di risarcimento, in seguito al rifiuto della sanità lombarda di staccare l'apparecchiatura che teneva in vita la giovane nonostante il parere contrario della magistratura.

Risarcito Beppino Englaro, papà di Eluana, dalla Regione
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Risarcito Beppino Englaro, papà di Eluana, dalla Regione. La Lombardia verserà oltre 160mila euro a titolo di risarcimento, in seguito al rifiuto della sanità lombarda di staccare l'apparecchiatura che teneva in vita la giovane nonostante il parere contrario della magistratura.

Regione Lombardia risarcisce Beppino Englaro, papà di Eluana, la giovane lecchese morta nel 2009 in una clinica friulana dopo essere  rimasta in stato neurovegetativo per 18 anni. Ciò  a seguito di un incidente avvenuto nel 1992.  La Giunta regionale lombarda ha infatti deliberato il prelievo di 164.453 euro dal “fondo rischi contenzioso legale”. Per cosa?  Per porre chiudere in via definitiva la battaglia legale con la Famiglia Englaro. Battaglia ingaggiata  in seguito al rifiuto della sanità lombarda di staccare l’apparecchiatura che teneva in vita la giovane nonostante il parere contrario della magistratura.

La battaglia di Beppino Englaro

Il caso infatti riguarda la decisione assunta  nel 2009 da Roberto Formigoni.  Il governatore della Lombardia  vietò la sospensione delle terapie su tutto il territorio regionale lombardo e ciò mise nelle condizioni il padre di Eluana, che da sempre aveva sostenuto che la volontà di interrompere l’alimentazione forzata della figlia non era una sua decisione personale ma semplicemente il rispetto di una volontà espressa palesemente da Eluana prima dell’incidente,  di trasportare la figlia in una clinica in Friuli. E non perchè lì non ci fossero regole da rispettare, ma per dare attuazione alla sentenza della Cassazione che autorizzava la sospensione del trattamento terapeutico e del sondino.

Eluana aveva diritto di morire a “casa sua”

Nel 2014  il Consiglio di Stato, organo che funge da corte suprema per la giurisdizione amministrativa, stabilì che il diritto alla cura comprende anche e comunque il diritto a interromperla. Di fatto quindi smentì la linea adottata  da Formigoni.

Il risarcimento

Proprio da lì la  la condanna a risarcire la somma di “132.956,78 euro, oltre accessori, di cui 12.965,78” per il trasporto, la degenza e il piantonamento. In totale 146.587 euro più 17.866 d’interessi legali messi in delibera “al fine di procedere al pagamento delle somme dovute in esecuzione” della sentenza. E ora, ad anni di distanza il risarcimento diverrà effettivo.

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