Romeo e Giulietta, la tragedia passò di qui
L’ex presidente del Comitato della biblioteca Pino Passarelli ci svela alcuni retroscena inediti sino ad oggi rimasti poco noti ai più

L’ex presidente del Comitato della biblioteca Pino Passarelli ci svela alcuni retroscena inediti sino ad oggi rimasti poco noti ai più
Due protagonisti, che nel tempo hanno assunto un valore simbolico, diventando l'archetipo dell'amore perfetto, ma avversato dalla società. Innumerevoli sono le riduzioni musicali (per esempio: il poema sinfonico di ajkovskij, il balletto di Prokof'ev, l'opera di Gounod, l'opera di Bellini I Capuleti e i Montecchi e il musical West Side Story) e cinematografiche (fra le più popolari quelle dirette da Zeffirelli e Luhrmann). Stiamo parlando di Romeo e Giulietta la tragedia di William Shakespeare composta tra il 1594 e il 1596, tra le più famose e rappresentate, nonché una delle storie d'amore più popolari. Nel prologo il coro racconta come due nobili famiglie di Verona, i Montecchi e i Capuleti, si siano osteggiate per generazioni e che «dai fatali lombi di due nemici discende una coppia di amanti, nati sotto cattiva stella, il cui tragico suicidio porrà fine al conflitto».
Immagino che vi state domandando cosa tutto ciò ha a che fare e che vedere con Villafranca. Ebbene sì, anche questa volta la nostra cittadina è al centro di tutto. Nell’opera infatti il personaggio del principe Escalus, forma latina che sta per Bartolomeo della Scala, della potente famiglia scaligera, i cui domini si estesero nel 1260 dalla Lombardia fino a Verona, nel primo atto, scena I, dichiara: «Voi Capuleti seguitemi e voi Montecchi stasera vi troverete al vecchio castello di Villafranca, dove c’è il nostro tribunale ordinario». Villafranca, come tutti sappiamo benissimo, è una antica città a sedici chilometri da Verona. Il Castello scaligero fu la sede della famiglia Della Scala fino al 1354.
Quando Bartolomeo lo abitò nei primi anni del XIV secolo, il maniero era già vecchio di cent ’anni. Oggi è perfettamen- te conservato, così come l’area destinata al mercato. Nell’opera è rappresentato come un principe ingiusto portato a violare l’antico protocollo di pari dignità fra Capuleti e Montecchi, favorendo i Capuleti ed esiliando il povero Romeo dei Montecchi senza appello. A dirci e raccontarci di più l’ex presidente del Comitato della biblioteca di Villafranca, Pino Passarelli. «Sono partito da una considerazione - racconta -: se tutta la vicenda è stata ambientata tra Verona e Mantova, quando Romeo è stato condannato ed è scappato, allora non c’erano auto come oggi e le poste erano al massimo a 12-13 miglia. Quindi a Villafranca o a Povegliano, Romeo si è dovuto fermare. Ergo per cui che Villafranca c’entra. Spinto da curiosità, notai che Luigi da Porto parlò di un palazzo a poche miglia di distanza da Verona. Lo stesso Bandello parla di Villafranca e di poderi. E Shakespeare? Nel primo atto, quando parla della rissa iniziale, ambienta nel castello di Villafranca la corte di giustizia. Continuando a rileggere, mentre Bandello e da Porto ambientano tutta la vicenda sotto Bartolomeo I della Scala, quindi 1300, Shakespeare invece parla di un terremoto di fine luglio.
Ma di quale anno? L’unico terremoto di fine 1200, quello del 1273, quindi non si parla di Bartolomeo delle Scala ma Alberto I della Scala. Sono stato anche attaccato all’idea di tutto questo, perchè mi dissero che volevo rubare il primato a Verona, ma di tutto ciò non mi è mai interessato nulla. Il mio scopo, ai tempi della presidenza del Comitato della biblioteca, era quello di unire le forze, di unire Verona con Villafranca e magari, così facendo, dando vita ad iniziative e scambi culturali. Da ulteriori ricerche notai inoltre che un avvocato americano di Boston pubblicò un libro in inglese sugli itinerari shakespeariani in Italia, e vidi che riprese pari pari le mie stesse cose. Mi chiesi dunque il perchè, il perchè un signore è venuto da Boston a Villafranca per parlarne e noi qui invece non facciamo nulla dandomi addirittura del pazzo. La cosa però mi ha fatto piacere, ma ancor di più il fatto che è la riprova che io non stavo sognando».