Guardia di Finanza

Scoperta frode da oltre 62 milioni di euro, 16 persone indagate e beni sequestrati

Nel mirino delle Fiamme Gialle un Consorzio attivo nei settori delle pulizie, del facchinaggio, della logistica e del packaging, che aveva diverse cooperative sotto il suo controllo

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Nella mattinata di oggi, 11 ottobre 2023, i Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Verona hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Verona su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di quattro persone. Contestualmente è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni per un valore di oltre 3 milioni di euro.

Le indagini della Guardia di Finanza di Verona

Questa vicenda ha origine da un'accurata attività investigativa e da una successiva verifica fiscale eseguita dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Verona nei confronti di un Consorzio attivo nei settori delle pulizie, del facchinaggio, della logistica e del packaging, che aveva diverse cooperative sotto il suo controllo.

Le indagini, condotte dalla Procura della Repubblica locale, hanno portato all'individuazione di un'associazione criminale responsabile dell'emissione e dell'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per oltre 62 milioni di euro tra il 2018 e il 2021.

Le Fiamme Gialle, approfondendo i rapporti tra le numerose cooperative e il Consorzio, hanno dimostrato l'operatività di un'organizzazione criminale dedicata alla gestione e allo sfruttamento di manodopera formalmente assunta da cooperative fasulle, utilizzate come "scatole vuote" per evitare il pagamento di tasse e contributi. Queste cooperative erano di fatto controllate dagli arrestati, che detenevano il controllo sull'intera struttura societaria.

Scoperta la frode da oltre 62 milioni di euro

L'obiettivo del Consorzio, una volta ottenute le commesse e gli appalti, era quello di sfruttare il vantaggio competitivo ottenuto grazie alla mancata assolvimento degli obblighi fiscali da parte delle cooperative associate.

Il piano illegale era semplice: il Consorzio stipulava contratti con i committenti (pubblici o privati) a prezzi estremamente competitivi. Le cooperative associate, intestate a prestanome, eseguivano i lavori senza pagare tasse e contributi e poi emettevano fatture (comprensive di IVA) al Consorzio, che godeva così di "IVA a credito" senza versare l'IVA dovuta all'erario.

Il Consorzio effettuava quindi solo pagamenti parziali per i lavori eseguiti dalle cooperative, che non intraprendevano azioni legali per riscuotere i crediti dovuti. I lavoratori erano gestiti direttamente dai committenti anziché dalle singole cooperative.

In sintesi, le cooperative si sono rivelate imprese subalterne agli interessi del Consorzio e dell'associazione criminale. Sono state utilizzate come entità giuridiche di comodo per eludere obblighi fiscali e contributivi, costituendo un guadagno effettivo per l'attività illegale.

16 persone indagate: tra cui un commercialista veronese

Alla luce delle prove raccolte, oltre ai quattro soggetti arrestati e al Consorzio (coinvolto in reati secondo gli articoli 24-ter e 25-quinquiesdecies del d.lgs. n. 231/2001 per gli anni 2020 e 2021), sono indagate ulteriori dodici persone, tra cui un commercialista veronese responsabile della contabilità del Consorzio e delle cooperative.

È importante sottolineare che queste misure cautelari sono state prese durante la fase delle indagini preliminari e si basano su accuse provvisorie. La responsabilità penale degli indagati sarà stabilita solo dopo il processo con una sentenza penale definitiva, e fino ad allora, valgono le presunzioni di innocenza previste dalla Costituzione.

Questa operazione di oggi dimostra l'impegno costante della Guardia di Finanza di Verona nel contrastare la concorrenza sleale nel mondo dei consorzi e delle cooperative, per proteggere le imprese oneste e i lavoratori.

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