Investigazione

Sfruttamento di lavoratori extracomunitari in aziende agricole ed avicole

Gli indagati approfittavano della loro condizione di inferiorità.

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Sfruttamento di lavoratori extracomunitari in aziende agricole ed avicole.

Sfruttamento di lavoratori extracomunitari

Nella mattinata di giovedì 23 gennaio 2020 la Compagnia Carabinieri di Villafranca di Verona ed il Nucleo CC Ispettorato del Lavoro di Verona, supportati dalle Compagnie di Legnago e San Bonifacio, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Verona che, concordando con le risultanze investigative ottenute dai militari dell’Arma, ha disposto una serie di misure cautelari nei confronti di soggetti responsabili a vario titolo dei reati di associazione per delinquere finalizzata all’intermediazione illecita e allo sfruttamento del lavoro, favoreggiamento della permanenza illecita nel territorio nazionale di cittadini extracomunitari, concorso in falsità materiale commessa da privato e violazioni in materia antinfortunistica e di sicurezza sul lavoro. Nel corso dell'esecuzione dell'ordinanza sono stati individuati tre dei sei soggetti destinatari delle misure: E.A. (marocchino, classe ’91) destinatario della custodia in carcere, E.I. (marocchina, classe ’95) destinataria della misura degli arresti domiciliari e O.C. (nigeriano, classe ’92) destinatario della misura dell’obbligo di dimora.

Un’articolata organizzazione

L’attività d’indagine, svolta dalla Stazione CC di Nogara unitamente al Nucleo CC Ispettorato del Lavoro di Verona (convenzionalmente denominata “Caporale”), ha permesso l’individuazione di un’articolata organizzazione, con plurime ramificazioni, in grado di operare nella provincia di Verona attraverso una società che reclutava la manodopera per lavorare presso aziende agricole ed avicole del territorio: lo sfruttamento di lavoratori extracomunitari richiedenti asilo costituiva il “core business” della società. Nel corso dei controlli ispettivi ne sono stati identificati circa una ventina: gli indagati approfittavano della loro condizione di inferiorità dovuta alla scarsa conoscenza della lingua italiana, all’isolamento a cui erano sottoposti. Le investigazioni, protrattesi per sei mesi, hanno dimostrato l’esistenza di un gruppo criminale (composto da soggetti di origine marocchina e nigeriana), che manteneva cittadini extracomunitari (prevalentemente di nazionalità nordafricana) in stato di soggezione continuativa, costringendoli a prestazioni lavorative sfiancanti, “in nero”, senza alcuna forma previdenziale ed assistenziale, versando loro compensi nettamente inferiori a quelli previsti dai contratti collettivi nazionali e minacciandoli di procurargli violenza, di fargli perdere il lavoro o di decurtare il già misero stipendio.

Accertata l’esistenza di una vera e propria gerarchia

Quanto ai ruoli rivestiti dai singoli, si è accertata l’esistenza di una vera e propria gerarchia: ai soggetti marocchini compete la posizione di rilievo in qualità di vertici, organizzatori e promotori, con poteri decisionali in ordine all’acquisizione delle richieste di manodopera e di iniziativa nel reclutamento e alla gestione degli aspetti burocratici, mentre tutti gli altri membri (i nigeriani) devono considerarsi partecipanti, che reclutavano ed organizzavano il personale, sovraintendevano all’espletamento delle mansioni o svolgevano attività di “capi squadra” dei braccianti. Nel medesimo contesto i Carabinieri hanno dato esecuzione anche al complementare decreto di sequestro preventivo della somma complessiva di euro 15mila circa nella disponibilità degli indagati, ritenuta profitto del delitto di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Tale somma è stata stimata ipotizzando il guadagno che gli indagati hanno realizzato nell’arco di 40 giorni impiegando i lavoratori “in nero” ed in condizioni di sfruttamento (ovvero pagandoli 5 euro all’ora, cioè meno della metà rispetto a quanto previsto dai contratti collettivi nazionali).

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