Incidente sul lavoro

Si rompe un dito in cantiere: nove ore e tre ospedali per essere curato

Una vera e propria "odissea" quella sperimentata dal lavoratore Luca Dal Canal...

Si rompe un dito in cantiere: nove ore e tre ospedali per essere curato
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Una frattura. Mentre si trovava sul posto di lavoro, in cantiere. Il dolore, atroce, la paura che il danno sia troppo grave. E la corsa in ospedale. Le ore di attesa che si sommano, che aumentano, che diventano tante, troppe. Nove, per la precisione, prima di essere medicato da un medico. Nove ore ma non solo: il lavoratore, infatti, ha dovuto girare tre ospedali per trovare qualcuno che si occupasse di lui.

Si rompe un dito in cantiere: nove ore e tre ospedali per essere curato

Una vicenda che ha dell'incredibile quella raccontata alla stampa locale dall'uomo, dalla vittima dell'incidente sul lavoro, Luca Dal Canal, infortunato mentre era all'opera in un cantiere. Usando il trapano, infatti, la punta si è rotta e ha provocato una profonda lesione a un dito. Una ferita non vitale, per la quale, tuttavia, risulta necessario il ricorso alla medicazione in ospedale.

E così è stato. L'uomo è stato accompagnato da un collega al Pronto soccorso del Fracastoro. Dopo quattro ore lì, però, come riferito, ha deciso di provare un'altra via: andare al Pronto soccorso di Bussolengo. Lì effettivamente la situazione era più "tranquilla". La lastra alla mano avrebbe accertato la necessità di steccare il dito.

Prima però di arrivare a tale operazione è stato invitato ad andare a Villafranca. Fine dell'odissea? Dopo le 19.30. Inizio della disavventura? Le 10 circa. Della vicenda si è occupata anche la politica locale.

“La vicenda di Luca Dal Canal, che per farsi curare una frattura ad un dito ha dovuto peregrinare per nove ore e per tre ospedali veronesi, San Bonifacio, Bussolengo e Villafranca, prima di essere curato, è emblematica dello stato disastroso in cui versa la sanità veneta anche nell’ambito dei Pronto Soccorso. Ed è la conferma che occorre riformare il sistema sanitario pubblico”.

Ad intervenire sono le consigliere regionali del PD Veneto e componenti della commissione sociosanitaria, Anna Maria Bigon e Francesca Zottis.

“La carenza di personale nei Pronto Soccorso è ormai cronica, coperta in buona parte con esternalizzazioni. Un fenomeno che colpisce soprattutto gli spoke dell’Ulss 9 e che in Veneto vede complessivamente una mancanza di ben 200 medici nei reparti di emergenza ed urgenza.

Il nodo critico sta nel fatto che si spendono montagne di soldi pubblici per le esternalizzazioni che riguardano principalmente questi reparti: abbiamo presentato una richiesta ufficiale di accesso agli atti per sapere quali siano nel dettaglio le somme spese da ogni Ulss”.

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