Sospetti casi Covid al magazzino AIA, timori che sfugga un focolaio, Adl Cobas: “Fate i tamponi”
I lavoratori denunciano che da 2 mesi non c’è il termoscanner per misurare la temperatura e le mascherine sono state date solo in fase iniziale della pandemia.
Una sola richiesta: “Vogliamo i tamponi per tutti”.
La denuncia dell’Adl Cobas
Momenti di tensione a San Martino Buon Albergo dove i lavoratori hanno segnalato dei casi di positività di alcuni colleghi mentre altri lamentano sintomi riconducibili al Covid. Nella giornata di ieri, venerdì 18 settembre 2020, l’Adl Cobas assieme ai dipendenti diretti AIA e ai lavoratori in appalto si sono trovati davanti ai cancelli del magazzino per segnalare la pericolosità ad aziende ed autorità competenti della situazione, chiedendo misure urgenti a tutela della salute dei lavoratori e della collettività ed esortando l’azienda ad eseguire i tamponi a tutti. Alla luce del focolaio scoppiato il mese scorso nello stabilimento AIA di Vazzola (Tv), la situazione non va assolutamente sottovalutata dato che si teme possa sfuggire un altro focolaio.
Un fatto grave
Il sindacato Adl Cobas ha reso noto:
“Ci siamo trovati con un gruppo di lavoratori davanti ai cancelli del magazzino AIA, sede principale qui a Verona, per denunciare quello che denunciamo da giorni ad azienda e istituzioni: la presenza sempre più significativa di casi Covid all’interno del magazzino logistico (che conta 150 iscritti) ma con possibili ripercussioni in altre zone dei magazzini annessi dove si fa produzione. E’ un fatto particolarmente grave. Abbiamo fatto la nostra denuncia domenica scorsa a oggi né aziende o istituzioni hanno risposto”.
Bisogna fare i tamponi
I sindacati hanno solo una richiesta:
“Fare tamponi a tutti, non vorremmo che si ripetesse la stessa situazione dell’AIA della zona di Treviso, ci stupisce che dopo quell’esperienza non si intervenga immediatamente, in qualche misura si vuole nascondere una realtà che c’è”.
Non vengono rispettate le misure
Il sindacato Adl Cobas puntualizza
“I lavoratori denunciano che da 2 mesi non c’è il termoscanner per misurare la temperatura, le mascherine sono state date solo in fase iniziale della pandemia. Mascherine che si bagnavano dopo un’ora quindi ora i lavoratori devono dotarsi autonomamente della mascherina mentre in altre sedi le fanno trovare. Tutto questo denota che non si rispetta pienamente il protocollo stabilito dal Governo. Denunciamo una situazione passibile di andare fuori controllo. Abbiamo 30-40 casi di lavoratori a casa in malattia, noi ci chiediamo è per paura o è reale? Sappiamo che ci sono persone che hanno avuto 38 di febbre, tosse ecc. L’unico modo è fare tamponi, se non si fanno significa che si vuole minimizzare un problema reale, come spesso succede in questi magazzini se le regole vengono violate se non c’è qualcuno come Adl Cobas e lavoratori rimane tutto sotto silenzio”.