Tubini, il maestro dei cori che non invecchia mai

Nel 1950 si costruì una sorta di chitarra elettrica con microfono integrato e amplificatore a tre watt delle dimensioni di una scatola da scarpe

Tubini, il maestro dei cori che non invecchia mai
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Nel 1950 si costruì una sorta di chitarra elettrica con microfono integrato e amplificatore a tre watt delle dimensioni di una scatola da scarpe

Svelata la ricetta dell’eterna giovinezza. Il maestro Claudio Tubini, nato nel 1934, 83enne con l’aspetto di un settantenne, spiega: «Non sto fermo un minuto, non ho mai tempo per me. Questo è il segreto».

Direttore di tre cori, tra i quali «La Castellana» di Castel dAzzano, ha studiato al conservatorio di Verona, direzione di coro e contrabbasso. «All’epoca, nel 1955, anno in cui mi sono diplomato - precisa Tubini - era obbligatorio anche lo studio base del pianoforte». Nel 1946 il maestro frequentò la «schola cantorum» della parrocchia di Beccacivetta, riservata solamente a voci maschili: «In quei tempi - prosegue il musicista - le donne non potevano cantare in un coro misto o gregoriano. Erano ammessi solo tenori, bassi e i “pueris” ossia i bambini, le voci bianche. Entrai nella scuola proprio cantando tra i pueris, vista la tenera età».

Figlio d’arte, dopo aver terminato gli studi alla «Galileo Ferraris» di Verona, grazie alla sua passione per la musica, decise di diplomarsi al liceo musicale, dove studiò chitarra classica, il suo strumento prediletto. E in merito racconta: «Nel 1950 facevo parte di un’orchestra di musica leggera americana che si chiamava “Spring”, e ascoltando il grande chitarrista Les Paul, inventore della celebre chitarra che porta il suo nome, ne costruii una io con un microfono integrato, corde di acciaio con tanto di amplificatore a tre watt delle dimensioni di una scatola da scarpe. Una specie di chitarra elettrificata. Chi veniva ad ascoltarci rimaneva estasiato da questo marchingegno. Nell’orchestra dove suonavo, negli anni ‘60 e ‘70, ho accompagnato tutti migliori cantanti italiani di musica leggera, come Nilla PizziClaudio VillaGiorgio GaberGigliola Cinquetti e molti altri».

Nel 1968 fece la scelta di lasciare l’orchestra per lavorare, come direttore, all’ente della Cassa Edile di Verona, sotto consiglio della madre poco fiduciosa dell’avvenire che si prospettava ad un musicista. Fu a quel punto che Claudio Tubini, si dedicò totalmente alla supervisione dei cori. Nel 1966 cominciò a dirigere il coro di polifonia classica e profana, la «Castellana», del quale è tuttora direttore. Poi l’uomo aggiunge: «Sono inoltre direttore del coro di canti popolari di montagna del Cai di Verona, e di quello del “Fogolars Furlans” con le loro “vilote”, tipiche della tradizione, in lingua friulana». 

Ma la musica non è la sua unica passione, perché il maestro si occupa attivamente, e da sempre, di volontariato: «Sono entrato nella Fevoss anni fa, per crearne una qui a Castel dAzzano. Poi sono entrato nella segreteria provinciale dell’Associazione Nazionale Alpini, sia qui in paese che a Verona». Appassionato di fotografia, di passeggiate in montagna, istruttore volontario di alpinismo e soccorso alpino, negli anni ‘80 fu il fondatore della scuola civica di musica «Arturo Toscanini» di Castel dAzzano. Un episodio di cui va orgoglioso, riguarda una notte di Natale, nella quale diresse il suo coro sotto la stella di piazza Bra. Mentre le voci intonavano il tradizionale augurio, in tutte le lingue, la Rai li seguiva in mondovisione. «Quella sera chiesi ad un cinese di tradurmi “Buon Natale”», conclude sorridendo.

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