Tutta Rosegaferro a Roma per Monsignor Zenari

Tanti i concittadini che vorranno essere vicini al nuovo cardinale

Tutta Rosegaferro a Roma per Monsignor Zenari
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Tanti i concittadini che vorranno essere vicini al nuovo cardinale

Domani, sabato 19 novembre, monsignor Mario Zenari, 70 anni, di Rosegaferro, diventerà cardinale. Tanta l'euforia in paese, sono un centinaio, infatti, i concittadini che partiranno oggi per Roma per assistere alla cerimonia. Noi di VillafrancaWeek lo avevamo intervistato subito dopo aver saputo l'annuncio di papa Bergoglio, ecco le sue parole:

Come ha appreso la notizia?

Parlando in gergo militare, è stata una bomba che è scoppiata e mi ha sconvolto. Non sapevo nulla. Ero a pranzo con amici della classe del mio paese, ogni anno ci troviamo, abbiamo festeggiato i 70 anni. Subito ho detto non è per i miei meriti, ma questa porpora che rivestirò fra pochi giorni è la porpora per gli innocenti che sono morti in Siria, la porpora ricorda il loro sangue versato. Il papa dando questa porpora a me, ha voluto darla alla sofferenza di milioni di persone. Sono loro che meritano la porpora.

Fin da giovane aveva deciso di diventare un nunzio apostolico?

Ho fatto la mia preparazione in seminario a Verona e il mio sogno, quando sono stato ordinato prete, era di diventare parroco ma non ci sono riuscito. Ho fatto due parrocchie come vice parroco e poi a metà cammino, dopo sei anni, il vescovo di allora monsignor Giuseppe Carrara, mi ha detto che c’era bisogno di un prete veronese per fare servizio nelle annunciature apostoliche. Non sapevo nemmeno cosa fosse, ho pensato “proviamo”. Ho fatto la preparazione di tre anni a Roma e poi ho iniziato ad andare nelle varie parti del mondo. Prima come subalterno e poi il papa mi ha nominato arcivescovo e nunzio apostolico, cioè ambasciatore, e dal 2009 sono in Siria.

Il papa ha sottolineato come lei rimarrà in Siria.

«Questo è qualcosa di nuovo, finora non c’è mai stato un nunzio cardinale. È un segnale forte del papa nei riguardi della Siria: “Il mio rappresentante lo faccio cardinale, nelle altre nazioni ci sono arcivescovi”. Un segno ancora più eloquente, più bello, di vicinanza.

Si sente ancora legato a Villafranca, cosa le manca?

Sono quasi 40 anni che sono via ma ci sono due cose che mi mancano, sono molto semplici. Mi mancano i fiori di pesco del villafranchese, io ho visto quattro continenti, ho visto fiori di tutti i colori ma i fiori di pesco sono unici. Altra cosa sono le mie campane. Sento al mattino presto i canti dei minareti, ho sentito in Sri Lanka i canti melanconici dei buddisti, e mi mancano le campane delle nostre zone.

Pensa che questa nuova nomina possa fare qualche differenza?

«È un segno che i media in Europa e in Siria hanno notato. Vuol dire che anche il papa vuol scuotere l’opinione puntando l’attenzione sulla Siria per dire “sono vicino alla gente che soffre con il mio cardinale”.

Lei come testimone, cosa può dire della situazione attuale in Siria?

Purtroppo quello che sta succedendo nelle ultime settimane è che i bombardamenti stanno “bombardando” anche la speranza. Ormai la gente perde la fiducia, però non bisogna mai mollare.

Cosa può dire ai villafranchesi, agli italiani, che vedono arrivare i profughi giorno dopo giorno?

Queste persone che scappano dalla guerra devono essere aiutate, sono persone che scappano dalle bombe, ma il grosso della popolazione rimane nei paesi vicini. Chi parte per l’Europa sono giovani istruiti, ognuno di loro che parte lascia un vuoto, là è difficile trovare un tecnico che ripari un computer, è difficile trovare un elettricista, i giovani che vengono via causano la povertà. Qui c ’è un problema, là c’è un altro problema: è complessa la realtà, bisogna guardare tutte e due le facce

Ogni luogo insegna qualcosa, cosa porta con sé dall'Italia e cosa dalla Siria?

Tornando dai paesi islamici i valori religiosi sono molto forti, le moschee al venerdì sono piene. Per un musulmano il rispetto, l’adorazione di Dio è fondamentale, i valori religiosi sono al primo posto, qui invece fanno difetto, le nostre chiese sono sempre più semivuote. Andando là io ho una sensibilità che ho acquisito sui diritti umani e le libertà fondamentali. Qui in Europa è molto forte, la nostra cultura, la democrazia è il nostro pane quotidiano, là fa difetto.

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