Strage di Castel d'Azzano

Un cugino dei Ramponi era già morto nella sua casa esplosa col gas

Domani i funerali dei tre carabinieri morti: l'autopsia parla di traumi da schiacciamento. Dino e Franco Ramponi si avvalgono della facoltà di non rispondere nell'interrogatorio di garanzia

Un cugino dei Ramponi era già morto nella sua casa esplosa col gas

In attesa dei funerali di Stato, che si svolgeranno venerdì 17 ottobre 2025 a Padova e ai quali parteciperanno anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la Premier Giorgia Meloni, a Castel d’Azzano c’è ancora rabbia e dolore per le sorti dei carabinieri Marco Piffari, Valerio Daprà e Davide Bernardello, che hanno perso la vita nell’esplosione del casolare dei fratelli Ramponi (In copertina da sinistra: Franco, Maria Luisa e Dino).

Sconcerto a Castel d’Azzano

Nel Comune veronese non si acquieta lo sconcerto per un fatto che, avvenuto nel cuore della notte, ha svegliato di soprassalto tantissime persone che abitano nelle strade e negli isolati vicini a via San Martino, dove si è verificata la deflagrazione.

I vigili del fuoco, impegnati tra le macerie del casolare esploso a Castel d’Azzano, hanno reso oggi omaggio a Marco, Valerio e Davide, i carabinieri caduti in servizio due giorni fa

I cittadini di Castel d’Azzano, soprattutto quelli che vivono nelle vicinanze, descrivono i fratelli Ramponi come “persone schive” e che non uscivano molto dal casolare.

In paese si sapeva che avessero problemi economici da anni, ma non è mai stato chiaro di quale portata fossero. Per loro, i guai giudiziari sono cominciati a seguito di un incidente con il trattore in cui perse la vita Davide Meldo.

“Anche i postini avevano paura a consegnare la posta. Quando suonavi, ti urlavano contro” ha dichiarato al Corriere del Veneto un residente di via San Martino.

Avevano già tentato di far saltare in aria tutto

Già in passato le forze dell’ordine avevano tentato di sgomberare il casolare dove vivevano i fratelli Ramponi, i quali però si erano sempre opposti in tutti i modi al pignoramento della casa, avviato dopo anni di debiti non saldati e il mancato pagamento delle rate di un mutuo. In quelle occasioni, Maria Luisa, Dino e Franco avevano minacciato di far saltare l’immobile in aria.

“Oggi volevano fare lo sgombero e ci siamo opposti in tutti i modi. Abbiamo riempito la casa di gas” aveva dichiarato Maria Luisa l’anno scorso in un video del Corriere del Veneto.

Il casolare, a cui erano fortemente legati, sarebbe dovuto andare all’asta il prossimo 23 ottobre. Tale aspetto, insieme al fatto che i carabinieri avevano individuato sul tetto dell’abitazione, mediate sorveglianza con droni, alcune bottiglie molotov pronte all’uso, ha portato all’operazione di sgombero del 14 ottobre.

Un cugino già morto in un’esplosione col gas

In queste ore, scavando nella vita dei fratelli Ramponi, si è scoperto che, negli anni ’80, il loro cugino Girolamo aveva perso la vita in una esplosione analoga dovuta al gas.

A raccontarlo al Corriere Veneto è stato un maresciallo in pensione:

“Di fronte al casolare abitava il cugino Girolamo, segnalato alla polizia per abuso di alcol e violenze domestiche. Portammo sua moglie e le sue due figlie in un ambiente protetto e lui rimase da solo. Un giorno uscì di casa lasciando per errore il gas acceso. Quando entrò, dopo diverse ore, esplose tutto”.

Reato di strage, finito l’interrogatorio di garanzia a Dino e Franco

La Procura di Verona ha ora formulato l’ipotesi di strage nei confronti dei tre fratelli Ramponi. Nel pomeriggio di giovedì 16 ottobre 2025 si è svolto l’interrogatorio di garanzia nel carcere Montorio per Franco e Dino.

Fabio Porta, avvocato difensore di Dino Ramponi, ha dichiarato al Telegiornale Rai Veneto:

“Il mio assistito si è avvalso della facoltà di non rispondere. L’ho trovato lucido e impassibile. Lui ha riferito che al momento dell’esplosione non era dentro all’abitazione, ma si trovava materialmente fuori. Lui viveva, dormiva e lavorava, anche di notte, nelle stalle adiacenti al casolare. Dopo l’enorme deflagrazione ravvicinata è accorso per capire cosa fosse accaduto”.

A innescare l’esplosione sarebbe stata Maria Luisa attraverso una bombola di gas. La sorella Ramponi, a causa delle ustioni riportate, si trova ora ricoverata in ospedale.