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Rapina al centro commerciale la Grande Mela di Sona: non è la stessa banda di Marcon

Presa d'assalto la gioielleria "Gioielli di Valenza": questione di pochi attimi, ma durati un'eternità. Continua così il fenomeno dopo "Valecenter" e "Le porte dell'Adige"

Rapina al centro commerciale la Grande Mela di Sona: non è la stessa banda di Marcon
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Un’altra rapina a qualche settimana di distanza da quella successa a Marcon, ma stavolta nel mirino dei rapinatori c’è stata Verona, per la precisione al Centro Commerciale La Grande Mela di Lugagnano, quando nel pomeriggio di ieri, martedì 20 febbraio 2024, due banditi dal volto coperto hanno preso d’assalto il negozio “Gioielli di Valenza”, facente parte della stessa catena della rapina veneziana.

Tutto in pochi secondi

Il negozio si trova al piano superiore, quando attorno alle ore 16 circa due banditi coperti da un casco integrale – uno di colore bianco, l’altro nero e rosso – hanno fatto irruzione nella gioielleria.

L’assalto è durato meno di un minuto sembrato però eterno per i clienti e i commessi terrorizzati dalle intimidazioni dei ladri che chiedevano a tutti di stare fermi e in silenzio.

In pochi secondi hanno infranto i vetri degli espositori contenenti i gioielli, arraffando in fretta e furia tutto ciò che capitava loro sotto mano. Poi sono scappati, forse dall’uscita d’emergenza, fuggendo poi a bordo di una motocicletta.

Continuano le rapine

Ancora una volta le vite di molte persone sono state messe a repentaglio, ritrovandosi nel mezzo di una vera e propria scena da film thriller. I clienti sono rimasti increduli e spaventati per ciò che avevano appena vissuto.

La rapina si aggiunge a una catena di episodi che non troppi giorni fa ha visto il centro commerciale veneziano “Valecenter” preso d’assalto da almeno sei banditi mascherati e armati di kalashnikov puntando proprio alla gioielleria appartenente alla stessa catena “Gioielli di Valenza”.

Nel video è presente la testimonianza degli attimi di terrore vissuti a Marcon durante la rapina da circa 200mila euro. La sera del 7 febbraio, 6 banditi armati di kalashnikov e fucili a pompa hanno assaltato la gioielleria: a una delle commesse è stato ordinato di svuotare le vetrinette, mentre un'altra ragazza è stata presa in ostaggio e usata come scudo per la fuga.

Si ricorda inoltre che nel dicembre scorso, sono state prese di mira le gioiellerie del centro commerciale “Le porte dell’Adige”.

Sebbene la catena di gioielli presa di mira sia la stessa, ovvero “Gioielli di Valenza”, ci sarebbe più analogia col caso di rapina avvenuto a Bussolengo, al centro commerciale le Porte dell’Adige dello scorso dicembre.

La dinamica sembra quasi la stessa di quanto avvenuto a Marcon, fatta esclusione per la presa di ostaggi; tant’è che si potrebbe ipotizzare che si tratti della stessa banda di criminali che poco alla volta stanno passando in rassegna le gioiellerie del Veneto. In realtà, da un commento del Direttore della Grande Mela ha fatto chiarezza qu quanto avvenuto.

Tuttavia, le indagini sono affidate al Nucleo operativo dei Carabinieri di Villafranca, i quali sono accorsi sul posto a rapina conclusa.

Parla il diretto del centro commerciale la Grande Mela, Marco Cingottini:

"Non abbiamo la certezza che fossero armati, ci sono delle dicerie un po’ romanzate. Parlando con le ragazze del negozio e i carabinieri, non si sa se sia stata davvero una rapina a mano armata. È avvenuto tutto nel giro di un munito, sono entrati e usciti direttamente. Hanno preso dei contanti dalla cassa e rotto un espositore. Le ragazze ovviamente erano spaventate, ma fortunatamente incolumi, quindi bene da quel punto di vista. La clientela è stata relativamente colpita dalla cosa e non hanno avuto ripercussioni.

La dinamica è stata completamente diversa rispetto a quanto è successo a Marcon, piuttosto che Bussolengo sono entrati decisamente armati e hanno preso in ostaggio le ragazze. Qui invece sono entrati – non sappiamo se armati o meno – solo in due che sono saltati al di là del bancone, hanno aperto la cassa, hanno preso quello che hanno trovato e sono andati via.

Gli stessi rapinatori hanno detto: ‘Se state tranquille, non vi facciamo niente’, diverso quindi dall’essere presi in ostaggio con pistole.

È difficile dal mio punto di vista riuscire a placare questo fenomeno. Se guarda a Bussolengo sono entrati armati dall’ingresso principale, non si può fare nulla e come ripeto alle nostre guardie, in certi casi fate allentare la gente, non pensate nemmeno di intervenire perché on possiamo certo pensare di risolvere una situazione del genere col rischio di aggravare la cosa. Come abbiamo visto che è successo a Brescia due anni fa in cui c’è stato anche qualche sparo. Il massimo che si può fare è presidiare il più possibile, non si può riuscire ad arginare un fenomeno del genere, non possiamo dire di mettere una persona per ogni ingresso perché se uno vuole lo fa lo stesso."

Come intuito dal direttore, gli investigatori sono certi che dietro alle rapine di Marcon e Sona non ci sia la stessa banda, proprio per la differenza nel modus operandi. Nel caso veneziano i banditi sono entrati di prepotenza dalla porta principale muniti di fucili a pompa, prendendo in ostaggio i dipendenti e fuggendo poi a bordo di un furgone che li stava aspettando all’uscita.

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