Vanessa, la voce retrò che ha stregato il maestro

Sino a 18 anni era una promettente sportiva, poi ha mollato tutto per la musica: «Si può avere anche un talento per qualcosa che non ti interessa»

Vanessa, la voce retrò che ha stregato il maestro
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Sino a 18 anni era una promettente sportiva, poi ha mollato tutto per la musica: «Si può avere anche un talento per qualcosa che non ti interessa»

«Disgraziatamente si può avere un talento per un qualche cosa che non ti interessa per nulla. Ci vuole coraggio a mollare tutto, nonostante gli ottimi risultati». Il talento di incuriosire e stupire, di agganciarti alla suavoce quando sale su un palco o quando la usa per raccontarsi lo possiede in abbondanza, strana ed estranea alla banalità. E’ una domenica caldissima, 34° gradi, lei chiede un tè caldo – rimarrà l’unico tipo di ordinazione sino al prossimo autunno - il centro di Valeggio ospita il mercato dell’antiquariato. Una bancarelle con grammofoni e vecchi strumenti musicali diventa il set per le foto, il suo buongiorno, seguito da un «posso prendere il mandolino»? E’ musica per l’hobbista che le lascia toccare, provare tutto. Capace di tenere sino all’ultimo dopo due ore fitte fitte di chiacchiere un segreto un dettaglio…molto personale. Vanessa Tagliabue Yorke, residente a Valeggio, nativa di Seregno da 5 anni è la voce femminile della band «Mauro Ottolini», jazzisti certificati, applauditi, apprezzati dentro e fuori gli italici confini. Il talento che non ami.

«Ho giocato a basket dall’età di 7 anni sino ai 16, ho vinto campionati, grazie all’altezza e alle capacità ho militato in diverse categorie ma non mi piaceva proprio, piaceva ai miei genitori, per i quali la musica non era qualche cosa di strutturato, di serio. A 18 anni ho mollato lo sport e ho deciso: ora mi impegno solo in quello che mi piace: la musica». Vanessa, quanti anni hai? «33 o forse 34 fai tu i conti sono nata nel 1983», ride molto, sorride di tutto. Prima di incontrala l’ho ascoltata cantare. Riempie la stanza di buono, è capace di virtuosismi vocali straordinari quanto naturali, il suo viso non si deforma mai, sia negli acuti o nei toni grevi rimane soave, bello, la sua voce incanta. Tu sei una cantante, con estrema gentilezza, sottolinea, «musicista, la voce è il mio strumento musicale, uno strumento che studio continuamente come accade per qualsiasi musicista». Infatti usa sempre il termine suonare, mai cantare. Una laurea in Belle arti, un diploma in Cinema alla scuola Civica di Milano, incallita studiosa, convive con modi retrò e determinazione da generale prussiano.

«Ho iniziato a collaborare con gruppi della Brianza a 18 anni, a 22 anni la mia estesa vocalità, la voce squillante mi ha portata a cantare con jazzisti milanesi, dei vecchietti meravigliosi con i quali mi sono specializzata nel jazz anni ‘20 e ‘30. Non ho mai osato chiedere di cantare, perché pensavo che avrei condizionato la risposta, preferivo che magicamente fosse la mia voce a farmi scegliere». Nobile ma poco funzionale. «Infatti, la mia inerzia portò un’altra cantante in un gruppo, quella situazione mi insegnò a cambiare punto di vista». Come sei arrivata a suonare con Mauro Ottolini. «L’ho chiamato al telefono! “Buongiorno maestro, vorrei fare un’audizione per suonare con lei”. Rise moltissimo rimase stupito per il tono retrò. Gli inviai una registrazione nella quale c’era un pianista al quale non avevo chiesto il permesso, lo richiamai pregandolo di cestinarla, e di attendere quella che gli stavo inviando. Mauro andò subito ad ascoltarla e rimase folgorato, mi disse: “Sei la voce che sto cercando”. Da allora suono con lui». Fidanzata? «Sì, con un musicista?». Esatto, silenzio, passano alcuni secondi, chiudo il quaderno e… «E’ Mauro Ottolini». Rimango basita, confesso, anzi lo posso giurare, nelle due ore passate assieme, nulla aveva fatto trapelare l’unione sentimentale. «La mia voce con la musica di Mauro da subito si sono fuse in una sovrapposizione totale. Innamorarsi era inevitabile». 

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