VeronaFiere silura Di Dio per la frase omofoba sul Bacanal
Il consiglio di amministrazione della società ha deciso per la risoluzione del contratto di lavoro.

È costato molto caro a Vittorio Di Dio il post pubblicato sulla sua bacheca Facebook nel quale commentava l'elezione del nuovo Papà del Gnoco.
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La frase che è costata caro a Di Dio
Di Dio, 61 anni, direttore delle relazioni esterne di VeronaFiere, alla notizia dell'elezione di Francesco Gambale come nuovo papà del Gnoco aveva scritto su Facebook: “Il primo gay pride mascherato può aspettare”. Chiaro il riferimento alla mancata elezione di Sebastiano Ridolfi, noto attivista gay per i diritti Lgbt. Da subito si erano sollevate le ire della parte politica opposta ma anche di chi aveva chiesto a gran voce di tenere la politica e ancor di più l’omofobia distante dall’antichissimo carnevale veronese. Anche la stessa VeronaFiere si era dissociata, specificando che: "In riferimento alle dichiarazioni rese pubbliche attraverso il suo profilo social personale dal signor Vittorio Di Dio, dirigente di Veronafiere, sull’esito delle elezioni della maschera storica del Carnevale veronese, la Fiera di Verona sottolinea che esse non esprimono in alcun modo la posizione e il pensiero della società”.
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La decisione è stata presa dal consiglio di amministrazione
Ora per Di Dio è arrivata anche l'amara notizia della risoluzione del rapporto di lavoro con l'azienda, decisa dal consiglio di amministrazione della società. Vittorio Di Dio, ricordiamo, ha una lunga carriera politica alle spalle: esponente della destra sociale, è stato assessore ai lavori pubblici e alle pari opportunità e poi consigliere comunale nel corso dell’amministrazione Tosi. Nessuna marcia indietro da parte sua, dichiarando fin da subito: “Non credo ci sia bisogno di sottolineare che questa espressione, pronunciata in un contesto carnevalesco, rappresentava solo uno sfottò di cui tradizionalmente il Carnevale si nutre per la sua stessa natura di festa popolare e dissacrante. Ero sicuro che quelli del Carnevale fossero persone che come me sanno ridere, dotate cioè di quell’humor che contraddistingue da sempre la manifestazione in maschera che loro stessi organizzano. Purtroppo non è stato così”.