Verona

Violenza sulle donne, il Covid non ferma il Centro Petra: da gennaio aiutate 1500 donne

Nella maggioranza dei casi di tratta di donne che hanno una propria indipendenza economica, il 70 per cento sono madri.

Violenza sulle donne, il Covid non ferma il Centro Petra: da gennaio aiutate 1500 donne
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Centro antiviolenza

Da gennaio ad ottobre, ovvero durante l'emergenza Covid, sono state circa 1500 le donne vittime che si sono rivolte a 'Petra', il Centro antiviolenza del Comune. Un numero in linea a quello dell'anno scorso, a dimostrazione che durante il Covid l'attenzione su questo fenomeno non solo non si è allentata ma è stata anzi potenziata, con attività e servizi reiventati per raggiungere ugualmente tutte le persone in difficoltà. In particolare, quelle donne che, costrette in casa dal lockdown o dallo smartworking, si sono trovate a convivere con l'autore delle violenze in modo continuativo, magari in presenza dei figli.

La fotografia che emerge dai dati conferma la natura del fenomeno. La maggior parte delle violenze si consuma tra le mura domestiche o scaturisce da legami affettivi conclusi o in corso; la vittima (di Verona e provincia), nel 70 per cento dei casi è italiana, coniugata (48 per cento), separata o divorziata (12 per cento), nubile (29 per cento). Nella maggioranza dei casi di tratta di donne che hanno una propria indipendenza economica, il 70 per cento sono madri. Solo il 39 per cento delle donne vittime denuncia la violenza subita.

Ascolto telefonico e non solo

Sono solo alcuni dei dati raccolti dal Centro Petra dal 2004 (anno di avvio) ad oggi, e che raccontano come le richieste di aiuto e assistenza siano aumentate di anno in anno, in parallelo ai servizi offerti dal Centro per rispondere a tali necessità.

Dall'ascolto telefonico all'accoglienza in sede, dalla consulenza legale a quella psicologica, dall'ospitalità temporanea per donne con o senza figli all'attività di prevenzione nelle scuole. Il Centro Petra si avvale di un'equipe di professionisti composta da assistenti sociali specialisti, psicologi psicoterapeuti, educatrici, operatrici socio sanitarie, avvocati e mediatrici culturali. Offre un servizio di ascolto pressochè quotidiano attraverso il numero verde dedicato, con segreteria telefonica h24; dal 2013 è attivo anche quello dedicato agli uomini che agiscono violenza e che, consapevolmente, chiedono aiuto per iniziare un percorso mirato al cambiamento. Collaborano con il Centro Petra anche la Casa di Petra e altre strutture che offrono alloggio temporaneo e protezione a donne maltrattate e ai loro bambini, con la possibilità di intraprendere percorsi di reinserimento sociale e lavorativo.

Bilancio 2004-2020

Le richieste di aiuto sono state 4.706, per 2095 vittime seguite dal Centro Petra. Colloqui effettuati 13.694; accoglienze in urgenza e/o programmate 472; gruppo di auto mutuo aiuto vittime partecipanti 77; attività di prevenzione per 4.074 studenti in 36 scuole con 176 incontri; 108 incontri di informazione e sensibilizzazione con la cittadinanza.
Sul fronte delle vittime maschili, il 2 per cento del totale, il servizio ad hoc ha ricevuto richieste di aiuto 310 , incontrato 165 autori di maltrattamenti ed effettuato 1.791 colloqui.

Numeri in aumento, segno che il tabù del silenzio si sta rompendo, ma che sono solo la punta dell'iceberg di un fenomeno molto più grave e trasversale. E domani, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, saranno molte le iniziative che, nel rispetto delle misure anticontagio, daranno voce a istituzioni, realtà e associazioni che operano sul territorio per contrastare questa piaga della società, sempre supportate dall'Amministrazione comunale.

Garantire il sostegno

Il programma completo degli eventi è consultabile sul sito del Comune, come il bilancio dell'attività del Centro Petra e la descrizione di tutti i servizi offerti. Oggi, a parlarne, l'assessore alle Pari opportunità Francesca Briani, insieme alla responsabile del Centro Petra Elisabetta Sega. L'assessore ha affermato:

"Nonostante le difficoltà legate all'emergenza sanitaria, il Centro Petra è riuscito a garantire il sostegno e l'aiuto che lo rendono un punto di riferimento sempre più apprezzato e utilizzato. Una sfida vinta, non era scontato vista la gravità della situazione. Purtroppo i numeri ci dicono che, nonostante lo sforzo comune di istituzioni e associazioni, siamo di fronte ad un fenomeno che non accenna a diminuire e che, soprattutto, ci riguarda da vicino. La donna che subisce violenza e maltrattamenti potrebbe essere la nostra vicina di casa, la collega di lavoro o un'amica. Ciascuno di noi può fare qualcosa, dobbiamo essere uniti e mai distratti, pronti a segnalare i numerosi servizi di aiuto presenti sul territorio nel caso venissimo a conoscenza di persone maltrattate. Ringrazio tutti gli operatori del Centro Petra che anche durante il lockdown e nei mesi successivi non hanno mai fatto mancare il servizio ed anzi si sono resi ancora più disponibili per sopperire all' impossibilità di effettuare i colloqui personalmente".

La responsabile Sega ha spiegato:

"Con lo scoppiare dell'emergenza sanitaria il timore era quello di non poter dare tutto l'aiuto richiesto. Abbiamo perciò rafforzato i servizi telefonici e, non appena è stato possibile, siamo tornati operativi con i colloqui e le attività tradizionali. Dal 2004 le richieste di aiuto sono aumentate progressivamente, un dato che vogliamo leggere come segno di fiducia nell'attività svolta dal Centro e che ci sprona a proseguire sulla strada intrapresa. Il lavoro da fare è ancora molto".

ll ricco programma del 25 novembre è stato modificato per rispettare le normative anti-Covid e per essere trasmesso unicamente sul web. Molti gli eventi che si sono già svolti a partire da novembre, altrettanti si susseguiranno nei prossimi giorni con incontri, convegni e spettacoli online.

Il 25 novembre, sui canali dell’Università di Verona verrà inaugurata la mostra ‘STOP/Campagna contro l'uso di un linguaggio violento e sessista’, mentre in tutte le farmacie verrà distribuito materiale informativo. Fino al 2 dicembre, inoltre, su facebook verrà veicolata la mostra ‘Non chiamatelo raptus’, con i volti e le tracce della violenza. L’iniziativa è di A.N.T.E.A.S.

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