Mensa scolastica aumenta la retta a Verona ma migliora il cibo

Garantire la qualità del cibo consumato per non tornare ai pasti precotti.

Mensa scolastica aumenta la retta a Verona ma migliora il cibo
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Mensa scolastica aumenta la retta a Verona ma migliora il cibo.

Mensa scolastica aumenta la retta a Verona

“La nostra scelta è stata quella di garantire la qualità del cibo consumato dai nostri bambini, per non tornare ai pasti precotti fatti da ditte esterne. Ma, per effetto del decreto del Governo Gentiloni, non possiamo intervenire per calmierare gli aumenti delle tariffe dei servizi, ecco perché abbiamo dovuto applicare gli adeguamenti imposti per legge, cercando di contenerli al massimo”. Sono questi i reali motivi che hanno portato il Comune ad aggiornare le rette per il servizio delle mense scolastiche. A spiegarli punto per punto, il sindaco Federico Sboarina. “Tutte le cose dette in questi giorni – ha aggiunto il primo cittadino -, sono il frutto di polemiche sterili e strumentali di chi si dimentica che il decreto è del Pd e di chi amministrava quando nel 2013 era scoppiato il caso degli appalti truccati e dei pasti scadenti nelle mense”. Per la mensa scolastica “Si tratta di aumenti che vanno da 40 a 80 centesimi a pasto (1 euro per i non residenti), a seconda delle possibilità economiche delle famiglie. Un pranzo completo, preparato al momento e con materie prime di qualità, viene a costare sui 2 euro per i redditi più bassi, con una progressione che arriva ad un massimo di 5,70 euro – ha precisato Sboarina -. Le famiglie in difficoltà sono comunque tutelate dal Comune che, con circa 500 mila euro, copre i 1.503 casi di esenzione totale. Inoltre, non abbiamo voluto toccare le tariffe della refezione negli asili nido, innanzitutto perché si parla di mille pasti rispetto ai 13 mila consumanti nelle scuole di grado superiore e poi perché le rette nei nidi sono già un costo importante per le famiglie”.

Le rette saranno in linea

Nonostante gli adeguamenti le tariffe saranno comunque in linea, se non inferiori, a quelle delle città vicine. Se a Verona la retta mensile aggiornata varia dai 42 ai 90 euro (102 per i non residenti), a Brescia per la mensa si pagano dai 43 ai 157 euro (188 i non residenti) e a Padova dai 30 ai 136 euro. “L’obiettivo è quello di continuare nella politica della qualità, internalizzando più mense scolastiche possibili – ha proseguito il sindaco -, per distribuire pasti preparati al momento si garantiscono gli attuali posti di lavoro e l’assunzione di nuovo personale. Agec, infatti, ha già stabilizzato 38 lavoratori e i numeri aumenteranno nei prossimi anni. Nel frattempo verranno portati avanti controlli serrati in tutte le scuole che non hanno una mensa interna, per verificare che i pasti distribuiti siano adeguati”. Se nel 2018 le mense interne alle scuole erano 64, con 58 cuochi e 89 aiutocuochi, quest’anno saranno 74, con 64 cuochi e 108 aiutanti. Un trend in continua crescita. Nel 2020, infatti, saranno 80 le mense interne e nel 2021 ben 85.

Obblighi di legge da rispettare

“Ricordo infine che abbiamo degli obblighi di legge da rispettare – ha concluso Sboarina -. Dovendo rinnovare il contratto di servizio triennale con Agec, abbiamo dovuto tener conto del decreto legislativo 63 del 2017. La norma stabilisce che non ci devono essere maggiori oneri per gli enti pubblici e quindi che gli incrementi legati all’aumento dei prezzi degli alimenti o del costo del lavoro devono essere sostenuti dagli utenti. Ecco perché per garantire la qualità dei pasti e il personale delle mense, abbiamo dovuto adeguare le tariffe. Senza contare che è dal 2006 che le rette sono invariate e che dal 2013 non sono mai stati nemmeno applicati gli aumenti Istat. Era chiaro che prima o poi quei soldi andavano chiesti”.

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