Verona

Ucraina, Coldiretti: “Guerra nei campi mette a rischio l’agricoltura veronese”

La pandemia prima e la guerra poi hanno dimostrato che la globalizzazione spinta ha fallito e servono rimedi immediati.

Ucraina, Coldiretti: “Guerra nei campi mette a rischio l’agricoltura veronese”
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I costi di produzione, già saliti oltre le soglie di guardia, sono aumentati ulteriorment.

Guerra nei campi mette a rischio l’agricoltura veronese

“Con lo scoppio della guerra e la crisi energetica sono aumentati mediamente di almeno 1/3 i costi di produzione dell’agricoltura scaligera che mette a rischio il futuro delle coltivazioni, degli allevamenti ma anche dell’industria di trasformazione”.

È quanto afferma il presidente della Coldiretti di Verona Alex Vantini nel commentare l’attuale situazione di emergenza economica ed occupazionale determinata dallo scoppio del conflitto ucraino.

“La situazione di tensione geopolitica – denuncia Vantini - ha provocato un ulteriore balzo dei fattori della produzione per i rincari energetici, il blocco dei trasporti, il fermo delle attività produttive ma anche i comportamenti protezionistici e speculativi di Paesi ed operatori, dai mangimi ai fertilizzanti, fino all’energia per non parlare degli imballaggi, dalla plastica per i vasetti dei fiori all’acciaio per i barattoli, dal vetro per i vasetti fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per vino, olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi”.

I costi di produzione, già saliti oltre le soglie di guardia, sono aumentati ulteriormente raggiungendo – precisa la Coldiretti scaligera - per alcuni prodotti valori che vanno dal +170% dei concimi, al +80% dell’energia e al +50% dei mangimi, secondo l’analisi della Coldiretti che evidenzia come l’Italia sia deficitaria su molti fronti per quando riguarda il cibo: produce appena il 36% del grano tenero che le serve, il 53% del mais, il 51% della carne bovina, il 56% del grano duro per la pasta, il 73% dell’orzo, il 63% della carne di maiale e i salumi, il 49% della carne di capra e pecora mentre per latte e formaggi si arriva all’84% di autoapprovvigionamento.

Servono rimedi immediati

L’Italia è costretta ad importare materie prime agricole dall’estero anche perché la politica ha lasciato campo libero a quelle industrie che per miopia hanno preferito continuare ad acquistare per anni in modo speculativo sul mercato mondiale, approfittando dei bassi prezzi degli ultimi decenni, anziché garantirsi gli approvvigionamenti con prodotto nazionale attraverso i contratti di filiera sostenuti dalla Coldiretti.

La pandemia prima e la guerra poi hanno dimostrato che la globalizzazione spinta ha fallito e servono rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare come cardine strategico per la sicurezza” afferma Vantini nel chiedere “interventi urgenti e scelte strutturali per rendere l’Europa e l’Italia autosufficienti dal punto di vista degli approvvigionamenti di cibo. La stessa politica agricola Comune (PAC) così come il PNRR oggi sembrano già inadeguati a rispondere alle esigenze del tempo nuovo che stiamo vivendo e vanno modificati eliminando ad esempio l’obiettivo del 10% di terreni incolti previsto nella strategia biodiversità”.

“Per questo bisogna agire subito – continua il presidente - facendo di tutto per non far chiudere le aziende agricole e gli allevamenti sopravvissuti con lo sblocco di 1,2 miliardi per i contratti di filiera già stanziati nel Pnrr, ma anche incentivando le operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito delle imprese agricole a 25 anni attraverso l'Ismea, riducendo le percentuali IVA per sostenere i consumi alimentari, prevedendo nuovi sostegni urgenti per filiere più in crisi a causa del conflitto e del caro energia e fermando le speculazioni sui prezzi pagati degli agricoltori con un’efficace applicazione del decreto sulle pratiche sleali”. “E poi investire – conclude Vantini - per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità”.

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