Fase 2

Zaia, parrucchieri ed estetiste: si dialoga con il Governo per anticipare la riapertura

C'è una forte coscienza sulla messa in sicurezza delle attività ma la decisione finale non spetta alla Regione

Zaia, parrucchieri ed estetiste: si dialoga con il Governo per anticipare la riapertura
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Si cerca di aprire quanto prima i centri estetici e parrucchieri.

Il bollettino

392.328 i tamponi effettuati, quasi 9000 in più rispetto a ieri. I positivi sono 18.402, 29 in più rispetto a ieri. Bisogna considerare che i tamponi vengono effettuati dove ci sono focolai, quindi non sono tamponi fatti in modo indiscriminato ma mirati. In isolamento ci sono 6.353 persone (-426), ricoverati 1024 (-32), terapie intensive 98 (-1), dimessi 2743 (+40), morti 1207 (+13) su un totale di 1545. Nati 90.

La riapertura di parrucchieri ed estetiste

Dalla nuova analisi effettuata, ieri ci sono stati 4 milioni e 800 mila spostamenti, in linea con gli spostamenti del 9 marzo.

"Questo ha dato una dimostrazione che rispetto alla punta più bassa, al lockdown più importante, abbiamo avuto un +61% di traffico. Purtroppo, è quasi normalità perché ci sono categorie che soffrono: dal 10 aprile abbiamo dei dati epidemiologici in calo. Il tema delle parrucchiere, delle estetiste e di coloro che si occupano dei servizi non può essere dimenticato. Noi non possiamo aprire (l’ordinanza durerebbe come una stella cadente) e c’è da dire che si rischia di mettere nei guai le persone. Stiamo lavorando con il Governo perché la data limite del 18 maggio sia anticipata. Siamo anche convinti che potrebbe essere l’occasione per dare le competenze in maniera differenziata: se è vero che la Sanità è in capo alla regione, è anche vero che il Presidente dovrebbe poter decidere se aprire o meno. Non ho trovato operatori che vogliono fare la loro attività come prima. Sono i veneti che hanno inventato le mascherine adesive, ricordiamolo. Tutti noi abbiamo la coscienza della messa in sicurezza ma se l’operatore ha la mascherina e anche il cliente, noi siamo convinti che sia più che sufficiente per garantire la salute di entrambi. Dei 10mila medici testati negli ospedali, viene fuori che nonostante fossero al fronte l’infezione sia stata dell’1,3%. Se avessimo portato gli stessi operatori dall’acconciatore e il cliente fosse stato un coronavirus sintomatico, avremmo avuto un 1,3 % di contagio. Dal momento che il cliente non è un paziente coronavirus sintomatico e comunque usa la mascherina, si può ridurre il rischio di contagio. Siamo però in un Paese che è l’Ufficio Complicazione Affari Semplici. Capisco la tragedia che stanno vivendo molte di queste categorie, spero si possa portare a casa l’obiettivo di avere le Regioni delegate a decidere nei propri territori. E’ una forma di autonomia utile".

Come un abito su misura

"Il Governo conosce la nostra posizione: non vogliamo essere irresponsabili. Se non mettete la mascherina, vi aspettiamo alle porte dell’ospedale. La posizione è quella di pensare di avere più discrezionalità nel decidere: le ordinanze emanate finora non sono in opposizione al dpcm ma si tratta di un abito sartoriale: il Governo ha dato la stoffa, noi facciamo l’abito".

I trasporti

Nel momento in cui metti delle regole, devono essere rispettate:

"Sono state messe regole per cui il sistema prima o poi imploderà. Come si può pensare di avere il triplo degli autobus e il doppio dei treni? Non li avremo neanche ordinandoli oggi per settembre. Avrei dato molta più importanza ai dispositivi di protezione individuale. Il tema del rispetto delle regole è fondamentale: noi siamo molto preoccupati per questo".

Gli ospedali

"I consulti si faranno con i nuovi dispositivi digitali: il primo colloquio con il medico si può fare, ove possibile, via Skype o Zoom. Gli orari sono importanti: una volta si andava in ospedale fino alle 7: gli ospedali non sono luogo di happening. Non possiamo mettere a rischio i pazienti per un controllo di appendicite. Abbiamo un tasso di ospedalizzazione di 5 giorni: a parte i casi cronici, è necessario dare un nuovo approccio radicale. E’ un fatto di messa in sicurezza: nessuno progetterebbe un ospedale con i negozi all’interno, eppure ci sono perché sono stati progettati prima dell’epidemia. L’ospedale deve essere come una caserma: visite contigentate e sicurezza estrema per chi è dentro e per chi viene da fuori".

Questione voto

"C’è stata un’audizione del presidente Toti. La mia è una posizione trasversale: sei regioni vanno al voto e il presidente Toti rimane fermo del fatto che il voto a luglio non sia una concessione ma un’opportunità. L’altra finestra sarebbe ottobre/novembre ma si rischierebbe di andare incontro alla seconda fase di contagio. Io sono per l’election day a luglio per tutti ma considerate che le Regioni hanno qualche incombenza in più rispetto alle amministrazioni comunali: il tema dei bilanci, la sanità, ad esempio, per cui non possiamo trovarci in un clima elettorale con le terapie intensive. L’idea è di andare a votare il prima possibile. Si parla del 12 luglio, data assolutamente affrontabile. Il Governo punterà ad una finestra: al momento non c’è cambio ma nulla vieta che il Governo presenti un super emendamento per modificare il testo originale. Si avverte questa possibilità che va verso il buon senso. Le Regioni hanno l’elezione diretta del presidente e di tutti i consiglieri: qualcuno propone – ma io non sottoscrivo – di eliminare le preferenze".

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