Transizione contestata

Automotive: Borchia (Lega): “Nuovo pacchetto Ue è un brodino, transizione elettrica non può essere imposta per legge”

Lo ha detto l’eurodeputato della Lega Paolo Borchia, in un’intervista al Parlamento europeo di Strasburgo a margine della presentazione del pacchetto sull’automotive da parte della Commissione europea

Automotive: Borchia (Lega): “Nuovo pacchetto Ue è un brodino, transizione elettrica non può essere imposta per legge”

A Strasburgo l’eurodeputato della Lega Paolo Borchia ha espresso forti critiche sul nuovo pacchetto europeo per l’automotive.

Tra scetticismo sulla transizione obbligata all’elettrico e richieste di allentare le maglie del Green Deal, Borchia solleva dubbi sulle scelte legislative dell’Unione Europea.

Una riforma mitigata ma non convincente

La Commissione Europea ha presentato ieri 16 dicembre 2025, a Strasburgo, il nuovo pacchetto sull’automotive, che rivede la strategia iniziale sul futuro del settore auto nel quadro del Green Deal.

Tra le novità principali: la riduzione di CO₂ richiesta alle case automobilistiche entro il 2035 passa dal 100% al 90%, consentendo la convivenza di veicoli diesel, benzina e ibridi, oltre a quelli elettrici.

Paolo Borchia ha sottolineato ancora 6 mesi fa:

“Il nuovo pacchetto Ue è un brodino, la transizione elettrica non può essere imposta per legge.”

Cosa prevede il pacchetto Ue

Le nuove proposte dell’Unione prevedono:

  • riduzione obbligatoria delle emissioni di CO₂ al 90% entro il 2035 invece del 100% inizialmente previsto;
  • apertura a tecnologie ibride e carburanti alternativi come biocarburanti ed e‑fuel oltre alle auto elettriche;
  • incentivi e misure per sostenere la produzione di batterie e piccoli veicoli elettrici made in Europe.

Il pacchetto ha scatenato pareri contrastanti: da alcune parti del settore si parla di primo segnale positivo, mentre altri giudicano le misure insufficienti rispetto alle sfide globali.

Borchia ribadisce che la legislazione europea deve essere più realistica e meno coercitiva, lasciando libertà tecnologica alle imprese. La questione rimane aperta: può una normativa imporre una transizione così radicale senza penalizzare l’industria e i consumatori?